Oscura cadenza per l'ouverture ("D'improvvisa rabbia e rancore") di questo distillato di poesia metropolitana – tutto molto "affollato" in questi solchi, un brulicare di strada, di simbologia certo adusa (tra battone, marciapiedi disperati e merda da ingoiare), ma qui declinata con conturbante efficacia. La poesia sta parecchio nell'intenzione, e questo lavoro di Maurizio Iorio (ex Moltheni) e soci ne è un esempio calzante; raffinato equilibrio tra recto e verso, tra rock ed elettronica, tra parola parlata in punta di basso e standard formalizzati da una batteria ipnotica.
È inevitabile, quando si parla di verseggiar rabbia in musica, tutto soffre di prodromi referenziali, e allora Massimo Volume (nella già citata opener e in "La frenetica sinfonia dell'angoscia"), CSI, Offlaga Disco Pax e, last but not least, i readings avant-core di Simone Molinaroli diventano l'area semantica da cui difficilmente si può prescindere. Nondimeno, il trio in questione gioca le sue carte con credibile follia lucida: in questo senso, la sesta "L'amore disattivatto" offre uno spaccato veritiero e truce delle nostre reciproche schermaglie emotive.
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