Il potere imperante della tecnologia che tritura qualsivoglia forma di pensiero critico. Gli anni "0" visti attraverso lo schermo di un iPod anzi un iPorn che senza filtri manda in onda la deriva di un italiano "piccolo piccolo" in un Paese politicamente e socialmente catapultato sempre più dentro a un buco nero. I Vallanzaska tornano a distanza di tre anni dal loro ultimo lavoro discografico "Cose spaventose", con un album aderente al presente storico che parla di schiavitù moderne e governatori affetti da devianze perverse. Una ventata beffarda di ironia sonora che parte dai suoni primigeni dello ska per arrivare a far pulsare una macchina motrice pop che lascia intravedere nei suoi ingranaggi spiragli di sano rock 'n roll. Il mood si ammorbidisce, arriva il reggae a cadenzare spazi e tempi, i volti nuovi di un amore che si consuma velocemente e senza il gusto segreto delle cose proibite.
Si assottigliano i confini fra ciò che è lecito e quello che di regola non si dovrebbe fare, e per la prima volta nella storia dei Vallanzaska compare chi Vallanzasca fa di nome sul serio. Il bandito romantico presta infatti la sua capacità oratoria ad "Expo 2015", esposizione/carrozzone universale che cambierà il volto di Milano, con l'epitaffio: «Soldi a palate, affari, business… Altro che i miei lavoretti…». E la band ricambia offrendo proprio la sua penna al "Bel Renè" e raccontando in "Fine amore mai" la storia di un uomo che in maniera lucida comprende e paga oggi le sue colpe e che alla certezza della pena da tempo fa convivere l'amore folle e disperato per la sua amata.
C'è il ricordo lieve di una piazza, di una città: Genova, del sangue che è stato versato fra quelle strade che troppo spesso viene dimenticato ("Hanno ucciso Paperoga"), lo stalliere che può diventare un eroe e gettare giù dal cavallo "Il Cavaliere", le politiche securitarie di un Italia allo sbando che costruisce ogni giorno il suo nemico per non duellare con l'immagine che lo specchio le restituisce di sé. Se dimenticabile è l'omaggio al suono nero di quello che i Nirvana fecero diventare un memorabile inno generazionale "Smells Like Teen Spirit", da citare è invece l'edizione singolare di brani come "Spot".
A suo modo è un album importante per la musica italiana, che non ha smesso di guardare la terra su cui camminano oggi gli struzzi e che ricorda con lucidità straordinaria le pieghe di un Paese in cui bisogna cogliere "un'occasione straordinaria perché se paghi subito avrai in omaggio l'aria".
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La recensione iPorn di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-05-14 00:00:00
COMMENTI (4)
Veramente splendido !
grande album stile Vallanzaska :):):)
Mitici! disco bellissimo!!!! gruppo ska storico grazie rockit!
Grandi !!!vorrei ascoltarvi presto a LIVE !!!:)