Giovanni Truppi
C'è un me dentro di me 2010 - Pop

C'è un me dentro di me

A scanso di equivoci, diciamo subito che Giovanni Truppi è intelligente e si applica anche. Ha studiato, sa come si scrive una canzone e sicuramente a casa ha una ricca collezione di esempi musicali, che ci immaginiamo in prevalenza italiani e magari ordinati cronologicamente, dallo swing anni 30 ai nuovi cantautori. Fin qui tutto bene, se non fosse che, nel cruciale momento dell'esordio, il nostro non è riuscito a evitare l'effetto antologia, né l'effetto "bravo bravo sono tanto bravo". Un esempio per capirci, "C'è un me": un'unica frase ripetuta per due minuti, con variazioni di melodia e tempo, e falsetti vari. Insomma, un esercizio di canto di cui si sarebbe potuto fare a meno (anche perché Truppi non è Mina). Anche "Manuela" sembra a tratti una prova di scale, per quanto molto più gradevole e scanzonata. La vena leggera attraversa tutto il disco ed è l'elemento che lo rende simpatico. Però simpatico non è sufficiente, come risultato di tutto lo studio della collezione di cui sopra, da cui sembra venir fuori più un bignamino che una tesi. Senza il genio di Vinicio Capossela (vedi "Vito è un pazzo"), o la poesia di Samuele Bersani ("Mario)", o la fantasia di Rino Gaetano ("Dormiamo nudi"), o perfino senza il diabolico istinto pop di Tiziano Ferro ("La nostra ultima notte d'amore"), la leggerezza ci mette un attimo a diventare un vorrei-ma-non-posso manierista, ed è un peccato, perché le potenzialità per andare più a fondo ci sono.

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