Nicodemo In due corpi 2010 - Cantautoriale, Rock, Pop

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Partiamo dal presupposto che il disco "In due corpi" di Nicodemo è bellissimo, nel senso che è uno di quei dischi che lo ascolti la prima volta e ti incanta, e ti viene voglia di ascoltarlo di nuovo, e poi cominci a fare caso ai testi e senza neanche accorgertene te ne sei innamorato perdutamente e non potrai più farne a meno. Andando con ordine, guardiamo innanzitutto il packaging, con una copertina surrealista e al contempo pop che già anticipa insieme al titolo "In due corpi" il tema del doppio, con la scissione dell'io rappresentata da un ritratto di donna a tre occhi, e un quarto occhio dall'alto che suggerisce la sovrapposizione di una presenza intangibile sull'austera pelle pallida della donna. I brani, piccoli pamphlet di vita quotidiana, eleganti e austeri come un pop song di Battiato, si muovono in uno spazio d'azione ampio come è quello che va dal cantautorato degli anni '80 al rock, tutto molto italiano, come dimostra anche la scelta dei numerosi ospiti di Nicola Pellegrino, in arte Nicodemo: Andy dei Bluvertigo, Carmelo Pipitone dei Marta Sui Tubi, Sarah delle Diva Scarlet; questi doppiano la voce profonda di Nicodemo posandosi sulla formazione originaria che lo accompagna, una band para-orchestrale formata anche da clarinetto, violino, viola e violoncello, sulla base di batteria, basso, piano, synth e parola, che nella musica di Nicodemo ha un'importanza capitale per la ritmica dei pezzi.

I brani d'apertura "Le pareti" e "Alice dorme" ci trasportano in maniera totalmente avvolgente ma sobria in questo mondo fatto di pop e sperimentazione, in una continua danza tra le due che non si scavalcano mai. "Cambierei", affidato in buona parte nel cantato a Luca Urbani, gode di un arrangiamento più minimalista e di una melodia pop che preparano all'ascolto di "Telenovele", il brano più vicino alla sensibilità di Franco Battiato, con il ruvido verso "ti amo perchè sei lontana". "Strano" introduce un nuovo sound jazzistico, senza mai rinunciare a quell'attenzione al togliere, a ridurre al minimo i fronzoli in favore di un'interpretazione asciutta e sempre trattenuta. Dopo questa parentesi, "Bella ed elegante" è un coro inquietante da teatro, e "Praticamente impossibile" e "Autunno" chiudono il disco con un sound più rock.

Il punto forte dell'opera di Nicodemo è dunque una sobrietà totale, un'eleganza musicale fuori dall'ordinario, godibile e scorrevole, e l'atmosfera di totale rilassamento che deriva dalla sensazione di trovarsi al centro del flusso di pensieri di una persona perfettamente equilibrata, che talvolta si lascia trasportare a sentimenti più forti che gli provocano piccoli fremiti, tutto permeato da una goccia di inquietudine; e come nell'infinità delle sfumature presenti nella mente umana, anche "In due corpi" è ricco di richiami: l'isolazionismo di Faust'O, un dichiarato amore per il cantautorato italiano, l'attenzione per gli esperimenti fatti da musicisti degli anni '00 (più volte è forte la tentazione di pensare al disco "A.C.A.U. - la nostra meraviglia" di Gianni Maroccolo), il rispetto per il ruolo del pop e il riconoscimento dell'importanza del jazz; un disco prezioso sotto tutti i punti di vista, che migliora la posizione di Nicodemo portandolo in una posizione di rilievo tra nostri i cantautori.

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La recensione In due corpi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-02-15 00:00:00

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