Nuovo progetto per Steve Sylvester, leader dei Death SS, che mette da parte le notti horror per omaggiare gli eighties con lo spirito di sempre.
Storia curiosa quella dei W.O.G.U.E. (ovvero Work Of God United Entertainment): nati come Opus Dei, sono stati costretti a cambiare nome a causa della diffida da parte dell’omonima organizzazione religiosa. E non c’è molto da commentare. Così è andata per il nuovo progetto di Steve Sylvester, storico leader dei Death SS, che abbandona il metallo orrorifico spostandosi verso sonorità elettroniche e oscure very very eighties, mantenendo comunque un approccio diretto e ammiccante che mescola tendenze dark all’evidente matrice vocale del singer.
Ogni brano naviga tra ricchezza di suoni, tripudi di chitarre e innesti di tastiera che sottolineano una costante tensione, mai una pausa, niente minimalismi, nessun tramonto da osservare: prendi “Shock Me” ed è caos, con assoli e voci che si rincorrono alla maniera dei rockers, e in fondo pure “Hold Me, Touch Me, Heal Me”, che canta la fine di un amore, è un gioco a incastro a chi suona più forte, la regola è nessuna pietà per gli strumenti.
L’anima nera di Sylvester è onnipresente, e la sua carica pervade il disco in ogni angolo creando un’atmosfera da corsa nella nebbia, un camminare sui bordi con la paura sottile, un’infinita notte delle streghe. Forse vintage in certi passaggi, con punte di aperto anacronismo, è innegabile che questo album abbia un suo precipuo significato per chi ama il personaggio, e per chi cerca sonorità metal iperenergetiche ma comunque melodiche. Stavolta, con la benedizione di tutti.
---
La recensione Opus Dei di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-05-10 00:00:00
COMMENTI