Ascoltare e raccontare Alessandro Fiori è un impegno che richiede fantasia, ironia ed un approccio scanzonato al disagio personale. Difficile riuscire a sistemare le parole per spiegare un personaggio che passeggia sulla Musica come un equilibrista ubriaco, guardando dall'alto le storie umane per trasformarle in racconti surreali delle vite normali. Se fosse un calciatore sarebbe un fantasista brasiliano convertito a portiere per emigrare nella provincia italiana. Se fosse un tennista giocherebbe al volo da fondo campo perdendo al primo turno tra gli applausi. Se fosse un pilota conquisterebbe la pole position in retromarcia con squalifica finale. Il suo modo surreale di leggere la realtà, aggregando immaginari apparentemente incompatibili, lo trasforma in piccolo eroe della resistenza italiana alla decadenza della poesia quotidiana. Cantante, violinista, pianista, pittore e scrittore improvvisato, insegnante di teatro, vagabondo artistico, dopo aver folleggiato con i Mariposa, colorandone la magnifica insensatezza, dopo essersi divertito a dar vita al pazzo-poprock degli Amore e dopo aver collaborato con un elenco di artisti e progetti fin troppo numeroso, Alessandro Fiori (ri)debutta con nome e cognome nel ruolo di cantautore. Il suo disco solista è un manifesto di canzone d'autore nel quale la parola "alternativo" assume la sua connotazione pura ed originaria, facendo il giro a trecentosessanta per diventare musica leggera d'altri tempi. Undici canzoni in cui la dimensione umana più concreta assume una configurazione astratta, gli oggetti prendono vita, i colori dell'animo si mescolano come in magliette psichedeliche da hippie, le parolacce diventano eleganti e la follia diventa un modo di coccolarsi tra sorrisi alcolici e lacrime fragilissime. Una forza narrativa drammatica e profonda, ma capace di scivolare su un'ironia divertita che trasforma in filastrocca anche la tristezza. Come un esperimento genetico tra i DNA di Lucio Dalla, Gino Paoli, Sergio Endrigo ed Ivan Graziani, l'ispirazione di Alessandro costruisce affreschi visionari in cui la delicatezza melodica è sostenuta da una maestria strumentale fatta di arrangiamenti (tendenzialmente) acustici di un'emotività commovente. Accompagnato da una prestigiosa comitiva di musicanti, Alessandro Fiori canta spesso sottovoce, muovendosi tra la chitarra di Alessandro "Asso" Stefana, la batteria di Marco Parente, i fiati di Enrico Gabrielli e poi contrabbasso, archi e molto altro. "Attento a me stesso" è un mondo di favole per bambini adulti, estremamente crude, intrise di romanticismo, raccontate da un menestrello che cura il suo senso di abbandono giocando a battimuro con i frammenti delle giornate. Tra ballate sentimentali, folk malinconico, walzer stralunati vestiti a pop, fiabe acustiche in forma canzonetta, Alessandro Fiori scopre il suo cuore e scrive alcuni piccoli capolavori degni dei grandi Cantautori. Non per tutti, non sempre accessibile, non tutto bello, ma un disco capace di momenti che in un mondo migliore sarebbero dei classici della musica d'autore di casa nostra. Se volete un aiuto per "leggere il libro del vostro cuore senza le dita per tenere il segno", questo è il disco a cui voler bene.
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