La versione punk e irrequieta di David Bowie intrecciata alla vivacità artistica e danzante dei Franz Ferdinand e al fascino dei Suede. Un disco che non suona italiano e che suona anche bene.
La versione punk e irrequieta di David Bowie intrecciata alla vivacità artistica e danzante dei Franz Ferdinand e al fascino dei Suede. Un disco che non suona italiano e che suona anche bene, perché spinge nella direzione giusta, ha presa e non teme sbadigli o distrazioni. Qui non c’è il tempo per rilassarsi, ma si corre tutto d’un fiato per la durata di 10 pezzi tirati e anche molto interessanti; solo una sosta più o meno romantica nella dondolante “Cry by your eyes”.
La band umbra, dallo stile british, dichiara i propri intenti in maniera diretta, chiara ed efficace. Le chitarre sono corrosive, il cantato appassionato e appassionante, il sound scalpita fin dal primo colpo ben assestato. Il glam forse c’è nel nome, nel legame affettivo e nei ricordi di quello che è stato. Di sicuro non è musica modaiola e moderna, ma ha radici nel punk, nel rock’n’roll e brit pop. Senza pretese di essere arrivati prima nel dire e fare, con semplicità e gusto per le melodie fulminanti senza scivolare nella banalità, i Velvetians costruiscono canzoncine che colpiscono arti e cuore e che scaraventano dentro un turbine di balli sfrenati.
La reazione a tutta questa grinta ed entusiasmo può essere una sola: ballare e divertirsi. “Trauma queen” è la mia preferita. Dopo 30 minuti clicco su mi piace e inserisco una faccina sorridente.
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La recensione Plastic Glam di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-03-13 00:00:00
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