Il disco dei Froben si apre con una ballata, "I capelli raccolti di Annes", che inizia con il pianoforte e la voce e si arricchisce poi di batteria e chitarre acustiche. Già alla prima traccia la band svela tutti i trucchi del proprio mestiere: lunghe frasi melodiche, sottolineate dalla voce sospirosa di Stefano Alì, incedere lento e malinconico, un po' pesante, sostenuto da una ritmica canonicamente pop-rock. Si riconosce nell'ispirazione dei Froben l'influenza dei Marlene Kuntz (in particolare nella voce). Quello che caratterizza il sound della band è quella tipica impronta indie che strizza l'occhio al mainstream (evidenti i richiami ai Deasonika in "Perdo Sangue" e nella title-track "Lo sguardo del pazzo"), e che si sposta spesso su territori più rock (come in "NMRT" o "La tua idea"). Il disco però non ha presa: gli arrangiamenti sono piuttosto scontati, la voce risulta alla lunga stucchevole, i testi (in italiano, su cui evidentemente i Froben puntano molto) sono inconsistenti ("Aspetterò che tu parlerai di me...", "Tragicamente suppongo che non mi resta tempo", "La sete, la voglia di stare con te", "Lo sguardo del pazzo è un fiore che vola") e il rock è solo un miraggio. C'è comunque un episodio degno di nota: quando in come in "Leaving my Syracuse" abbandonano l'italiano e il melodramma i Froben si trasformano. Da provincia siciliana a indie-pop elettronico delicato e piacevole, quasi di respiro internazionale, una sottile costruzione di arpeggi e batteria elettronica davvero ben riuscita. Speriamo che i Froben lascino metaforicamente la loro Siracusa per dirigersi verso territori musicali meno esplorati.
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La recensione Lo sguardo del pazzo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-03-31 00:00:00
COMMENTI (4)
merda, ho appena fatto un ordine alla audioglobe e mi son dimenticato del vs. album..
in the very next future.
Disco meraviglioso.
Anche secondo me l'album è molto interessante...
Ora lo riascolto
trovo l'album interessante. complimenti e buon lavoro froben.
:)