C'è ancora posto nel mondo per un robusto rock italiano figlio riconosciuto del miglior rock italiano alternativo degli anni in cui la parola "alternativo" aveva ancora un senso? Gli Eugénie credono che sì, fare del buon rock classico ma non stantio nel 2010 è possibile, e per la terza volta provano a farlo credere anche a noi. E, va detto, ci riescono. Il terzo album, notoriamente quello della maturità, è effettivamente maturo. Un equilibrio tra aggressività e morbidezza, tra vocazione indie e tentazioni mainstream, tra ispirazioni d'oltreoceano e italianismi cantautorali, che potrebbe portare i quattro trentini a conquistare le masse – per "masse" s'intende ovviamente non "masse indistinte" ma "masse composte da chi abbia un minimo di dimestichezza coi festival rock e gli anni 90 e gli anni 70 e le chitarre distorte e le batterie grunge e le ballate acide e i testi carnali e sofferenti". Proporremmo, per conquistare le suddette masse, di puntare sulla title track, prepotente e radio-friendly nello stesso tempo, oppure su "Farsi male" e il suo ritmo rabbioso e i rallentamenti e le chitarre urlanti, che piacerà alle anime romantiche. Da segnalare gli archi mitteleuropei e molto cinematografici dell'inserto strumentale "Ich Fahre Nach Berlin", che preludono all'intro, anche questo piuttosto teutonico nella sua "metallicità", di "Lascia che…". Qualcosa su cui non punteremmo, invece, è "Foto indelebile", la canzone che chiude l'album con un po' troppo miele e il verso che avremmo preferito non fosse mai stato registrato: "Lasciati cullare come fossi una barchetta ed io il tuo mare". Anche no, grazie.
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La recensione Il centro delle cose di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-08-24 00:00:00
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