Dei figuri piuttosto torvi e scurovestiti, un po’ Nu Metal un po’ Emo. Faranno per caso musica un po’ Nu Metal un po’ Emo? Sì.
Non giudicare il disco dalla copertina, dice il saggio. Sarà saggio, ma di solito uno guardando la copertina un’idea se la fa. E nel caso dei D-Vines se la fa giusta. Uno spruzzo di sangue sul nome, un’immagine un po’ splatter di un cuore stretto in una mano e illustrazioni anatomicamente corrette di organo dell’amore e dintorni. Dentro dev’esserci quella che si dice una musica viscerale. Esatto.
La foto all’interno chiarisce ulteriormente: sei figuri piuttosto torvi e scurovestiti, un po’ Nu Metal un po’ Emo. Faranno per caso musica un po’ Nu Metal un po’ Emo? Sì. Con un’aggiunta di elettronica dark alla Nine Inch Nails. Lo schema delle canzoni è per lo più quello classico del genere: inizio lento da ballata metallosa e poi esplosione in piena linea (77, a proposito di linee) System Of A Down, Linkin Park (in qualche momento più “pop”/adolescenziale, tipo “Everyday”) e tutti gli annessi e connessi, compresi i rami grunge della famiglia.
Non esattamente un saggio di versatilità e innovazione, ma con tutti i crismi per convincere gli emo-metal-electro-grunge a botte di voce roca, strumenti pestati a dovere e liriche da cuori sanguinanti.
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La recensione Kill me martina di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-01-20 00:00:00
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