Non ci si crede che siano già passati due anni dall'esordio fiammante dei Grenouille ed ecco che i ranocchi tornano a farsi sentire con un ep che definire interlocutorio è d'obbligo.
Andiamo con ordine: a che scopo la pubblicazione di 4 tracce di cui una che rilegge i Pan del diavolo? I brani proposti sono transitori e non adatti a quello che sarà il vero e proprio secondo album, o vogliono invece anticiparne le sonorità e la poetica? Delle due l'una e, siamo onesti, la speranza è che si tratti della prima ipotesi. Intendiamoci: la qualità è buona, nulla da dire, ma è impossibile non rilevare una sorta di passo indietro sia a livello di scrittura/produzione che, appunto, di poetica. Se ciò che ci aveva folgorato delle prime canzoni era la capacità di utilizzare un genere abusato (il grunge) per fare un ritratto denso e partecipato della nostra epoca partendo da situazioni particolari, in questa breve raccolta di brani si punta in alto ma ci si schianta nella consapevolezza che nulla in questo paese potrà mai realmente cambiare. Il problema è che se solo due anni fa il grunge si liberava delle sue componenti storiche, ovvero la depressione e l'arrendevolezza, qui le riprende per strada e ricomincia a sbandierarle con compiaciuto pessimismo. Musicalmente non si perde un colpo, ma si vira verso un maggior controllo e una sorta di poppizzazione (mi si passi l'orrido termine) di quanto prima era fieramente grezzo e viscerale.
Insomma se vogliamo ascoltare quattro belle canzoni orecchiabili e ben suonate questo ep è perfetto, ma se cerchiamo la scintilla che possa far scoppiare di nuovo l'incendio, beh, conviene tornare al 2008, oppure aspettare un nuovo disco dei Grenouille e sperare che la direzione non sia radicalmente cambiata e che questa sia solo una (piacevole) variazione di percorso. In tal caso avremo un'altra (ennesima) buona band di rockitaliano e nulla più e, viste le premesse, sarebbe davvero un peccato.
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La recensione In Italia non si può fare la rivoluzione di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-05-07 00:00:00
COMMENTI (9)
"Il porno è la democrazia" invece è il discorso ad una persona amata, per spronarla a trovare la propria identità sessuale, abbattendo i pregiudizi morali. Spronarla a prendere una posizione. A capire chi è veramente. Non c'è denuncia sociale in quel pezzo, se non un riferimento vago agli ultimi eventi politici nazionali, ma c'è soltanto un'accostamento di due concetti lontani, opposti, per dimostrare che non esiste un giusto o uno sbagliato, ma solo cose tra cui scegliere. In particolare il concetto di "Democrazia" ha un'accezione molto positiva, come di liberazione sessuale, come l'opportunità di dare a ciascuno la possibilità di essere quello che è, di esprimersi. A volte fa male, ma bisogna accettare quello che si è accantonando la morale e i pregiudizi, altrimenti non si riuscirà mai a stare bene con se stessi, e quindi scegliere da quale parte della barricata stare.
Non esistono "giusto o sbagliato" non esistono "alto e basso" non esistono "la notte e il giorno", ma solo cose fra cui scegliere. E' molto diverso dal dire "tutto è sempre la stessa merda"
"Il Porno è la Democrazia"
Non "La Democrazia è Porno"
Di nuovo.
Marco
Ringrazio tutti per la propria opinione.
Volevo solo fare una precisazione per quanto riguarda i testi, che sono la cosa che maggiormente mi compete.
"In Italia non si puo' fare la rivoluzione" non voleva comunicare arrendevolezza, ma al contrario vorrebbe passare la consapevolezza che, rimanendo legati a vecchi ideali del passato, rendiamo più facile il lavoro a chi vorrebbe tenerci immobili.
Voleva suggerire una presa di coscienza, come dire, svegliatevi e cominciate a fare, invece di parlare soltanto.
Chi segue la politica almeno dal '94 forse si è reso conto di come in questo paese si cerchi di tenere tutto immobile giocando su vecchi ideali e spauracchi anacronistici.
Questo voleva essere il significato.
E il resto voleva essere sarcasmo e ironia.
Grazie di nuovo.
Marco
ondarock.it/interviste/gren…
concordo! apprezzo lo sforzo di far qualcosa di diverso, in una scena dove tutto è immutabile. poi è arcinoto che rockit non è avvezzo ai cambiamenti (e alle poppizzazioni). aspetterò di ascoltare le altre canzoni.
Ti droghi per caso?
:)
Dai Vasco no, non scherziamo. Piuttosto gli episodi più pop dei Pixies, tipo Debaser o Here comes your man. Il che ci porta fortunatamente a decine di migliaia di anni luce da Zocca, direi.
il disco d'esordio dei grenouille era ben più che semplice scimmiottamento del grunge anni 90, quelle sono le premesse di cui parlo: un album potente, con grande personalità e credibilità, ovvero ciò che spero i grenouille non vadano perdendo per strada.
ho ascoltato il brano che avete qui su rockit e devo dire che ho avuto addirittura ricordi di Vasco Rossi..... si.. pop è la parola giusta a partire dai testi finendo con la musica. vero è che nel pop ci sono cose immensamente più divertenti. mi sento di dissentire invece quando Nicola parla di un'ennesima buona band mentre viste le premesse poteva essere molto meglio... oddio := quali premesse?? grunge anni 90? :[
Sottoscrivo in toto le parole di Nicola.