Kitsch
Mentre Tutto Collassa 2010 - Indie, Alternativo

Mentre Tutto Collassa

In un'epoca in cui nessuno ti dice le cose come stanno realmente, in cui ci si accontenta di mezze verità, ed in cui una band è più schietta di un telegiornale, gruppi come i Kitsch si fanno notare. Nascono a Como nel 2006 con Attilio Kitsch (voce) e Ale Kitsch (batteria), e si completano nel 2008 con Massi Kitsch al basso e Adri Kitsch alla chitarra. Dopo l'EP autoprodotto uscito nel 2008 "Il Gusto degli Altri", esordiscono ora con l'album "Mentre tutto collassa". E' un concept album che regala ai timpani un rock semplice e ben suonato, che comunica con successo il problema dentro cui vogliono coinvolgerci questi pasionari del rock: "C'è qualcosa che non va, non ci sta bene e vogliamo urlarlo".

A primo ascolto il particolare che colpisce di più sono i testi: chiari e comprensibilissimi, senza doppi sensi e codici verbali districabili solamente tramite parafrasi da quarto superiore. I Kitsch vogliono parlare ai loro uditori e lo vogliono fare in italiano corrente, corretto e diretto. Il risultato? Un bel rock impegnato.

Le tracce sono 10 differenti pugni alla propria coscienza; si parte da "Poetimprenditori", un manifesto contro la strumentalizzazione della musica da parte di quei finti cantautori che riducono la loro arte ad una mera catena di guadagni; "L'era dell'immagine" in cui si racconta la schiavitù della società riguardo tutto ciò che è apparire (il ritornello incalzante e ripetuto è chiaro come l'acquasanta: "Mamma televisione strumentalizza il mio agire…"); infine "Mani in tasca" è la perfetta postfazione di questo racconto neorealista, la manipolazione della verità da parte dei media e l'imbarazzante immobilità della società, la quale si accontenta di facili verità usa e getta. Mostruosamente attuale. Il tutto è accompagnato da arrangiamenti che voltano le spalle a virtuosismi superficiali che rischierebbero di oscurare la sostanza dei testi. Ciò non toglie che sia musica fatta molto bene e curata nei particolari, capace di passare da intro puramente rock, arrivando a ballate dai ritmi diametralmente opposti ("Alibi di Vetro") dal sapore decisamente italiano. Da notare ed apprezzare in alcuni pezzi la presenza alle tastiere di Andrea Rovacchi dei Julie's Haircut.

Un lavoro nel complesso molto buono, che non farà fatica a farsi apprezzare e da cui si può partire per riprendere la crociata a sostegno dei testi di qualità.

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.