1980 o 2010? Ovviamente 2010: i trent'anni che son passati si sentono tutti, nel senso che le nuove soluzioni sonore e stilistiche ci sono e si fanno ben sentire. Ma lo spirito di questa terza fatica di Tying Tiffany è lo stesso di "Seventeen Seconds" dei Cure (lo sentite Fè ospite in "One breath"? Non vi ricorda Robert Smith?) o di "Thirst" dei Clock Dva. E poi, certo, metteteci i Depeche Mode di una decina d'anni dopo ("Violator" e "Songs Of Faith and Devotion"), così evidenti, per dire, in "Storycide". Una spruzzatina del trip-hop oscuro di Tricky (chi si sente in "Cecile"? Costanza Francavilla) e, voilà, il cocktail è servito. Lasciato l'electroclash al suo destino, Tying Tiffany gioca a far rinascere il lato più oscuro dell'elettronica pop di Eighties e Nineties. E ci riesce bene. Non è un disco eccezionale, ma si fa ascoltare volentieri. Ed è pieno di potenziali singoli. Al quarto disco voglio il duetto con Brian Molko.
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La recensione Peoples temple di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-05-03 00:00:00
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