Il disco in questione, l'ultimo di Conidi, è presente sul mercato in due versioni: la prima, uscita nel 1992, contiene 10 brani, mentre la seconda, del 1993, ha 2 brani in più, ossia il sanremese "Non è tardi" e un'altra canzone che ha portato nel Cantagiro.
In questo album poi, scritto con la collaborazione di Massimo Mastrangelo, hanno suonato diversi musicisti famosi (per chi ascolta musica italiana) come Lele Melotti, Guido Elmi o Giacomo Giannotti, e si può affermare che i vari brani siano ben suonati e ben arrangiati.
Tra questi, spicca "Non è tardi", incentrato sull'abbattimento di quei falsi valori che ci vengono presentati oggigiorno, e invece porta all'esaltazione quella voglia di libertà, di fuggire via, magari a bordo di una Harley.
Viene esaltata quella generazione di ribelli, di quelli che "dopo pianto ci scappa sempre da ridere", che "hanno inventato una moto" per fuggire via, di quelli che dicono "domani domani cambiamo ma oggi no!".
Vi sono altre canzoni che mostrano questo disagio nei confronti della falsa società di oggi, come "C'è in giro un'altra razza" o "Maledetti noi". Invece "La rivoluzione del '93" è una canzone di speranza, la speranza di vedere un mondo cambiato, più vero. Ci sono anche brani che hanno come tema l'amore, o meglio, l'amore quando svanisce. "Non è Hollywood" e "Mani chiuse" ne sono l'esempio, anche se lo trattano in modi diversi.
"Sulla strada" prende spunto dall'omonimo libro di Kerouac, e canta di giovani che si ubriacano di alcol e di droga, che schiacciano forte sull'acceleratore, che sfogano la loro rabbia di vivere.
In fine vorrei citare "Mr. Brown" che parla di droga ma senza inutili moralismi o falsa pietà.
Nel complesso, tutti e dodici i brani risultano molto piacevoli all'ascolto, con una sonorità che ricorda Vasco Rossi (a me), e quel tipo di musica.
I testi dei brani, poi, sono molto incisivi e in alcuni passaggi poetici, e credo potranno far riflettere su alcuni argomenti.
Ritengo sia un disco dedicato ai ribelli, a chi non vuole essere rinchiuso nelle celle della spenta quotidianità televisiva, a chi ama la libertà e la voglia di viaggiare col vento in faccia, senza una meta o una ragione precisa, a chi appartiene a quell'altra razza "che non ti darà nessuna certezza, nell'anima trascinano tutta la rabbia del mondo".
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La recensione C'è in giro un'altra razza di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1997-03-24 00:00:00
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