Minchia Roy Paci. E badate bene che quel "minchia" non è lì per omaggiare a suon di stereotipi le origini siciliane del musicista. È più che altro un'esclamazione di sconforto pronunciata da chi si deve trovare ad ascoltare il nuovo disco di un virtuoso della tromba che sta sul cazzo agli amanti del jazz, che riempie la sua musica di suoni in levare odiati dagli appassionati di reggae e dichiara di avere un'attitudine rock di cui però non frega granché a nessun rocker. Un mischione tenuto insieme dalle radici folk proprie di chi ha militato nei Mau Mau e che, volenti o nolenti, ha funzionato e funziona. Pure troppo. Perchè Roy Paci e i suoi Aretuska, il cui nome fa venire il latte alle ginocchia a tutti coloro cresciuti in quegli anni Novanta in cui il suffisso "ska" al nome di un grupo indicava uno stravolgimento quasi sempre negativo dell'omonimo genere caraibico, girano l'Italia in lungo e in largo, vendono dischi e presidiano media. C'è chi si accontenta e ringrazia di avere Roy Paci come alternativa a Valerio Scanu, e c'è chi invece non può più sopportare il suo modo di cantare (cantare?) o i suoi testi da Festa de L'Unità. "Latinista" è registrato in Brasile, e il titolo richiama l'amore per la musica latina e l'ambizione anarcoide-rivoluzionaria, con tanto di citazione ai Clash e al loro "Sandinista". Il disco parte bene, con una title track melodica dal sapore pop latino e un po' jovanottiano che dimostra che Paci e compari, con degli strumenti in mano, vanno alla grande. Con "Maassai" si passa ad atmosfere funky-rock grintose ma già sentite e, come direbbe la star della serie tv Boris, Stanis La Rochelle, troppo italiane. Toni festosi e rullanti raddoppiati per "NoStress", che vede la presenza di Caparezza e fa ballare a dovere. Poi ci si rilassa insieme a Jovanotti, che partecipa a "Bonjour Bahia", singolo radiofonico ed estivo dal tiro funk carico di buone vibes. Dal rock di "Il Diavolo" al tocco latino di "Io Per Amore Vivo", non si capisce però cosa ci sia di nuovo nella musica di Roy Paci, che parlando di "Latinista" sembrava annunciare un cambio di rotta. In realtà si tratta del solito Meltin' Pot fatto da validi musicisti che però non vogliono mettersi a fare buona musica sul serio. Alla fine Roy Paci è sempre Roy Paci, quel tizio con la tromba e il completo che quando lo vedi la prima volta speri in qualcosa di buono. Poi dopo tanti anni che sai chi è, ti vengono a dire che va in Brasile. Quando torna ha ancora la tromba in mano e lo stesso vestito, e nuovamente speri che qualcosa cambi. E invece no. Minchia.
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La recensione Latinista di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-09-09 00:00:00
COMMENTI (1)
Fotografia perfetta!
Purtroppo spesso va così: quando la formula "funziona", poi ci si adagia...
(Messaggio editato da faustiko il 09/09/2010 12:20:21)