Se sia compito della critica indicare agli artisti la strada da seguire, o si debba limitare a registrare e valutare le loro produzioni, è un bel dilemma. Un dilemma che mi sono trovato di fronte con questo disco dei The N.U.V. Fino alla terza traccia, nulla di che: rock tardi anni Novanta e post-grunge, molto Foo Fighters e un po’ Incubus, sound scuro e canzoni che abbaiano ma non mordono. Poi, di colpo, i brianzoli se ne vengono fuori con “My Girlfriend”, power-pop sopraffino, armonie cesellate e una melodia intuitiva, ma non scontata, da cantare al primo ascolto. Sarà un caso, mi dico, questo pezzo non c’entra niente col resto.
Dopo un altro paio di brani tirati e non indimenticabili, sul canovaccio dei primi due, arriva però “Cupido’s Death”: arpeggio sonnacchioso e solare, reminescenze da “Coffee & Tv”, ancora un hook azzeccato e voci splendidamente intrecciate. Altra coincidenza? Forse. Difatti non succede molto altro fino quasi alla fine: ancora tanti, troppi Foo Fighters (“Jennifer”, “Nobel”) e una virata in zona Korn con “Ultraviolence”. Non è che i ragazzi suonino male o siano poco credibili, intendiamoci: tutti gli elementi sono al posto giusto, dall’asse ritmico alle voci. Semplicemente c’è di meglio, all’interno del genere, anche in Italia.
Infine, in chiusura, i The N.U.V. mi fanno un altro scherzetto e piazzano il brit-pop purissimo di “The prestige”: manco a dirlo, riuscito anche questo. Tre pezzi su undici non possono essere un caso, mi dico; e sopraggiunge il dilemma cui accennavo in apertura. Nello specifico: a chi vuole essere Dave Grohl si può dire che in realtà è molto meglio come Damon Albarn?
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