Se la vostra principale categoria per valutare un gruppo è derivativi/non derivativi, smettete pure di leggere perché Gli Allenatori non fanno per voi. Se invece siete in cerca di canzoni pop ben fatte e di buon livello, allora siete capitati bene. Perché se si supera il giochino di trovare ispirazioni e riferimenti, Gli Allenatori danno soddisfazioni. Certo, è impossibile esimersi dallo scrivere che i pezzi sono nati guardando ai Baustelle per atmosfere, ricerca del vocabolo e dell'argomento fighetto-ricercato ("Darwin"). Vanno poi aggiunti En Roco e pure Lilli Burlero per dare un'idea della voce e delle sue linee. Infine i Fou come antecedente di pop synthetico e narrativo. Tracciato l'albero genealogico, ci si può divertire con cinque brani scritti bene, con strofe coinvolgenti e ritornelli più che efficaci. Racconti e passioni filtrati attraverso metafore dal sapore intellettuale, ma senza alcuna freddezza ("Cinematografo", che tra parentesi sembra aspettare la voce di Tommaso dei Perturbazione e "Bianco e nero"). Un po' quello che avevano fatto qualche anno fa i Kyrie prima di sparire nel nulla.
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