Strisciante, quasi gassosa, la serpe sonica che fuoriesce dalla mente dei canadesi Nadja, percorre le esplosioni atomiche della batteria di Bruno Dorella e si va ad ibridare, con tutta la sua maliziosa ferocia, con il canto di Stefania Pedretti, generando un'estensione mentale dell'oblio inconsulto di una goccia di pioggia. Quattro movimenti - riproposti per intero al MI ODI Festival in una performance fuori dal tempo e dallo spazio - che decostruiscono la pura ispirazione ambient/noise per renderla organica, tangibile e subliminalmente inquietante. Il lavoro del geniale e maledettissimo James Plotkin (braccio e mente di OLD, Khanate, Scorn e Khlyst tra le tante altre formidabili cose) in fase di masterizzazione (senza dimenticare la produzione di Boris Wilsdorf, non proprio l'ultimo arrivato) incute timore, vestendo le composizioni con una spessa trama di inquietudine cromaticamente nerissima e gelida come una coltre di ghiaccio impenatrabile. Minaccioso e straziante, l'ultimo atto "Drawned in coffee" porta a conclusione, con i suoi oltre dodici minuti di crescendo atmosferici e pulsioni ritmiche racchiusi in una cascata di detriti lancinanti, un percorso che nella sua mastodontica epicità descrive l'incubo e la redenzione del rumore infernale.
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La recensione The Life and Death of a Wasp[+Nadja] di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-08-23 00:00:00
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