Ecco il duo genovese a raffinare le coordinate del proprio sound - dopo i primi passi con Marsiglia Records - e a riscrivere una gran bella pagina di shoegaze italico, in uno stranamente anthemico quanto magniloquente disco per la nipponica Friend Of Mine.
Sin dalla prima "No help For The Wicked" si respira aria rarefatta anni 80, tra gli scarti psichedelici dei primi Mercury Rev e le fughe cameristiche di Shelleyan Orphan. "Big Whale" dilata ancor di più le premesse, e tenero glitch si fa strada tra magnetismi solari e venti indietronici. Manierismi da rifunzionalizzazione Morr Music in "%", materia che il duo padroneggia con rara destrezza, influenzano ancora e persistono tra droni e adamantini giri di synth per "Under a Pale Cold Sky", presentificando gemme mitteleuropee (Ulrich Schnauss, per citarne una).
Sempre sul solco spacey, microbeats di chitarre e placide orchestrazioni per il recital "Mistake Ghost", piccola perla dal cuore inaspettatamente melodico e must radiofonico per emittenti di comprovata intelligenza. "Converge" è tiepido e strascicato intimismo crooner, a tratti rievocannte i deliri alcolici di Aidan Moffat.
Sul solco dei conterranei Port Royal, un piccolo grande disco animato da genuina tensione, raro gusto per la misura e grazia demodè - quando tutto attorno sta per crollare, eccolo, questo amuleto di magia bianca contro la fiacchezza del suono. Nec plus ultra, nel suo campo.
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La recensione Hay Folks! Nevermind, We Are All Falling Down di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-08-24 00:00:00
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