Il primo impatto con il nuovo disco del Genio è stato traumatico come rincontrare la propria ex ragazza dopo un anno e scoprire che si è siliconata tette e labbra: mi aspettavo un seguito altrettanto dolce, affascinante e minimale dalla coppia De Rubertis-Contini, e invece pare che il duo salentino trapiantato a Milano abbia puntato tutto su una ricca produzione e farciture orchestrali. Intendiamoci: la dolce voce della Contini è sempre lì che sussurra e ansima, e lo straordinario talento melodico del suo compagno tiene da colonna portante la loro architettura pop; solo dimenticatevi i tempi in cui andavano in giro con Ipod, basso tastierina e drum machine, perché "Vivere negli anni X" è gonfio, gonfissimo negli arrangiamenti che glissano dallo space pop ad un beat rivisitato degli anni zero, che per certi versi ricorda l'effetto soffocante e barocco dell'ultimo Baustelle (complice anche la voce baritonale di De Rubertis-Bianconi), e per altri l'artificiosità infantile delle sigle dei cartoni animati. La cosa in sé non sarebbe nemmeno un problema (in fondo, è una mera questione di gusti), se non fosse che questa cotonatura sotterra la trama di pop cristallino che avevamo imparato ad amare nello scorso lavoro, e che in questo invece è appena accennata: ad eccezione di una manciata di pezzi davvero azzeccati ("Il genio", "Tahiti tahiti", "Cosa pensi"), il disco si assesta su un noiosissimo cliché di toni foschi e francesismi esistenziali, che non riescono a redimere nemmeno i bei testi, minuziosamente confezionati ed evocativi, a raccontare di storie d'amore capriccioso, poetici particolari e spiagge esotiche. Come dire, le labbra lucide di silicone saranno anche più invitanti, ma è come trasformassero in vile plastica anche le più dolci frasi d'amore.
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La recensione Vivere negli anni X di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-07-07 00:00:00
COMMENTI (2)
fatti il trip e torna però..
Anche quest'album è ben fatto. Complimenti davvero !!