Triste Colore Rosa
Scomparire in 11 semplici mosse 2010 -

Scomparire in 11 semplici mosse

Se è vero che il nome che si sceglie, secondo le credenze degli antichi romani, era capace di influenzare il destino, i Triste Colore Rosa hanno già le idee chiare. E se è vero che i colori vivono di sfumature scelgono, per dirla con un gioco di parole, una tonalità sottotono, consapevoli così di andare a ricreare un'atmosfera tenue e sospesa, senza colpi di scena, adatta ad una stagione di mezzo come l'autunno.

L'album di esordio di questo giovane gruppo si mette alla prova con un pop-rock tra alti e bassi, giostrandosi tra le due più classiche facce della medaglia, ora romantica, ora quella più sfacciata. Funzionano meglio quando a prevalere è l'indole acustica come in "Gioia di cera", il pezzo più riuscito dell'album in sintonia con la malinconia di fondo che caratterizza tutto il lavoro, o quando cedono al fascino del pianoforte e del controcanto come in "Effimera" e "Mio padre è un albero". Convincono meno nel momento in cui vogliono essere più puramente rock attraverso gli arpeggi distinti di "Madame Karenina" o l'incalzante "Ogni maledettissima volta", perché non riescono ad emanciparsi da echeggi di già sentito e dove la vena poetica un po' si perde.

È un album che può riempire una serata, ma il suo eco non arriva al mattino. La personalità del gruppo non è ancora sbocciata, gli spunti disseminati qua e là rimangono deboli nella penombra e lasciano qualche speranza che il fiore pronto a schiudersi non sia solo di un triste colore rosa...

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