Ci sono dischi che nascono con la fortuna di poter godere della libertà assoluta. Che non rispondono a scadenze, esigenze di mercato, pressioni da esordio o ansie da prestazione per il bisogno di una riconferma. Dischi senza nessun urgenza, se non quella espressiva, quella comunicazione potente che arriva dritto all'ascoltatore per la strada maestra, senza percorrere vie secondarie. La prima prova dei Jules not Jude è perfettamente assimilabile ad uno di questi esordi. Un disco scritto con mano ferma e capace e arrangiato con sapienza antica, rispettando i tempi e il passaggio delle stagioni. Si allarga lo spettro compositivo, raddoppiano i componenti, raffinano una formula musicale che è una conciliazione possibile negli anni zero fra Paul McCartney e John Lennon. Prodotto dagli occhialuti Les man avec les lunettes e pieno zeppo di godibili apporti/supporti musicali: Freaky Mermaids, Edipo, Massimiliano "Budo" Tonolini e Andrea Abeni degli Annie Hall, assimilano perfettamente la lezione del brit-pop della fine del secolo scorso, rinnovandolo però con spiccata sensibilità e fascino contagioso. La band si conferma dunque melodista romantica e verbosa, ultima epigone di una lunga tradizione britannica, che aveva fra le frecce da scagliare, soprattutto il garbo e la verve interpretativa. Indossano vesti confortanti e non abiti succinti, muovendosi lungo ambientazione chete, con la densità di chi può vantare già al suo esordio un peso specifico. Sanno conquistare orecchie e cuore lungo dodici atti di una girandola di vite, amori persi e ritrovati, una belle epoque in cui scrivere era urgenza divina. Ci dimostrano cosa significhi scrivere una perfetta canzone pop ancora prima di interpretarla, grazie alla freschezza di una narrazione musicale che è sempre un buon motivo per battere le mani. Il giorno dopo desideri inserirli ancora nell'autoradio e farti accompagnare in lunghi viaggi autunnali, fermandoti di volta in volta per spedire cartoline ad amici vicini e lontani che dicano sempre: "Jules not Jude, from Brescia with Love".
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La recensione All apples are red, except for those which are not red di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-10-22 00:00:00
COMMENTI (7)
08 maggio 1970
C'è un refuso
Provvediamo a correggere
Grazie
E.
Disco molto bello...ma che ci sia stato il brit-pop agli inizi del secolo scorso ho qualche dubbio...:):)
veramente dei bei pezzi,
da ascoltare e riascoltare:)
Pathetical lover !
strafigo!
grande disco, bello bello bello.