Potente album d’esordio a base di sonorità noise - rock e new wave, arrangiate e miscelate con personalità tale da riuscire a fondere le caratteristiche peculiari dei due approcci musicali - dissonanze e distorsioni da una parte vs ritmica ed acidità dall’altra.
Ad accrescere l’impatto di disco contribuisce inoltre la particolarità vocale e soprattutto interpretativa del cantante, in grado di spaziare con agilità e padronanza da un narrato alla Morrison a un (quasi) urlato ai limiti dello stile Rotten.
Notevoli anche i testi, rigorosamente in lingua inglese, che spaziano da situazioni intime e personali alla quotidianità e all’attualità; in particolare, eccellente il minuto e mezzo finale in idioma italico di “Experia”, dotato di una rabbia e di una forza tali da guadagnarsi il titolo di momento migliore di questo “Like a fire in a cave” e contestualmente insinuare nel sottoscritto il dubbio che il cantato in italiano potrebbe veramente dare quel qualcosa in più ai ragazzi catanesi.
In estrema sintesi, i Long hair in three stages non potevano esordire meglio. Ora però viene il difficile: il secondo album.
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