"La realtà che mi mancava" è un disco autobiografico che racconta il passaggio dall'età giovanile e spensierata al disincanto della vita reale, volteggiando tra amori e amicizie finite, diatribe familiari e quelle ingiustizie che tutti, prima o poi, dobbiamo subire. Il risultato sono nove tracce rock vagamente piagnucolose e difficilmente distinguibili l'una dall'altra .
L'obbiettivo dichiarato dei Desamadre è quello di mantenere un profilo easy, da gruppo che si ritrova alla sera a suonare per divertimento: da qui la scelta di affidare la registrazione ad un amico, identificando nel lo-fi una scelta di essenzialità e semplicità. Che la bassa qualità della registrazione non sia sempre sinonimo di scarsa qualità artistica è indiscutibile: senza andare troppo lontani si pensi al primo e incazzato Vasco Brondi, che tra stonature e scordature ha prodotto un esordio che è scoppiato come una bomba nel panorama musicale italiano. Ma ai Desamadre manca il carisma, oltre a una buona intesa musicale tra i membri del gruppo. Ecco che allora il loro risulta un esordio fiacco, monotono, a tratti ripetitivo, che vorrebbe ricordare Afterhours e Litfiba ma finisce solo per produrne una fotografia sbiadita e fuori fuoco.
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