Raccogliere le ispirazioni, i suoni, gli umori, le storie di tutti gli strumenti che abitano le stanze del proprio appartamento, passando dalla cucina alla camera da letto e facendo incontrare e intrecciare le melodie che si portano dietro gli odori di ogni abitacolo. C'è un pifferaio magico, Salvatore Sultano, che diventa direttore d'orchestra e dai colori della sua Sicilia fiamminga tiene il tempo ad un ensemble: Music For Eleven Instruments. E' lui l'unico vero titolare, si perde lungo pagine di musica onirica, che sembrano abitate da tutte le possibili declinazioni del pop (vedi A Toys Orchestra), quello che annusa l'elettronica gentile, che rimanda al mood delle filastrocche popolari, che può diventare perfettamente beatlesiano e sa farsi opportunamente straniante, famelico, insofferente (è d'obbligo citare Syd Barrett).
A danzare insieme sono un'anima acustica e una percussiva, che accompagnano lungo stazioni di sosta musicale le bande di paese che travolgono la città, i sogni popolati da mostri di adolescenti inquieti. Mandolini, chitarre, violini. Arrangiare e comporre in uno scantinato, mentre si guarda dal vetro della propria finestra la raffineria che inonda di grigio il paese di Gela e cadenzare con valzer leggeri, mongolfiere che si gonfiano in aria con dentro persone sorridenti che guardano da lontano la raffineria e danno il benvenuto alla bellezza che ritorna.
Si esorcizza la vita come un calcolo matematico e si gode di musica purissima: per questa e altre mille ragioni "Business is a sentiment" è un'opera affascinante, ludica, mai compiaciuta ed enormemente ispirata.
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