Irriverente, beffardo, ma anche pacato, riflessivo, poetico. Il primo Lp di Camelo Amenta è un coagulo di voci urbane percepite qua e là in locali male odoranti e fumosi. Ne "L'Erba Cattiva" si fanno sentire i suoni della sua Sicilia, miscelati per bene con le fisarmoniche balcaniche di un Goran Bregovic fuori posto ("Memorie Del Giorno In Cui Sono Morto"). Nello stesso locale, Amenta incontra il timbro vocale e chitarristico di Bennato, più acido che mai nella voce nasale e nei riff, ammiccanti al blues più movimentato ("A volte", "Marcia Nunziale"). Tra drink scaduti e uomini col panciotto che fumano grossi sigari c'è spazio anche per un po' di sana atmosfera in chiave jazz/swing, recuperando vitalità nelle code più rockeggiate ed espressioniste ("Hombre", "Quali Bambole?"). A cucire l'ensemble, la prospettiva di un viaggiatore, passato di lì per caso, che si prende gioco di un mondo che assomiglia più a un reality, che alla vita vera; che sbeffeggia i suoi vicini quasi per difendersi dalle loro insidie. Pungente quasi in tutto il lavoro (peccato per le non riuscite "Stessa storia" e "Non è Niente"), Amenta è un artista che sa bene quello che fa. Non perdiamolo d'occhio.
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La recensione L'erba cattiva di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-02-02 00:00:00
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