Iniziativa lodevole, quella dei romani Music pushers, che presentano il loro lavoro, a cavallo tra elettronica e puro rock primi anni 00, come si trattasse di un vero e proprio happening atto a coronare la contaminazione sempre più sfrontata dei generi e delle influenze.
Un album, il loro "Far into the night", che parte con richiami pop ai Depeche Mode dei 90s e si va ad avvicinare a certi estremismi che sembrano raccogliere, non proprio brillantemente, la leggendaria e sempiterna lezione dei NIN. La voce, per quanto profonda e d'impatto, appesantisce un suono che, di per sé, risulta curato e rifinito, andando a indirizzare la produzione finale dei primi brani del disco verso sonorità che prediligono i riferimenti rock anzichè concentrarsi sulla messa a punto dell'aspetto più prettamente elettronico.
Peccato, perchè andando in là con l'ascolto, procedendo di brano in brano, l'album cresce, migliora, l'elettronica si fa sempre più presente e spacca in due vocalismi decisamente autocompiaciuti e da svecchiare, nascondendo theremin e trovate post-industrial davvero riuscite, a partire da "Marne 9/09/1914" passando attraverso un pezzo valido come "Wayfarer", e facendo persino dimenticare un episodio nuovamente pesante, "Lonely Wharf", che pure riserva buone, seppur datate, riverenze all'elettronica.
Sarebbe curioso cercare di capire quali siano le intenzioni della band per quanto riguarda l'aspetto visivo e, appunto, capire come questo loro lavoro potrebbe evolversi nella dimensione live. Su disco i Music Pushers sono una buona cosa, curata, cosa che certo non passa inascoltata, peccando però di certe immaturità nelle scelte di produzione e in un approccio superato e inessenziale a un certo sound che, alla lunga, può stancare, e non poco.
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La recensione Far into the night di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-11-16 00:00:00
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