Dal trevigiano con inquietudine. In mezzo al nord est c'è una band che fa paura. Ma non perchè si vesta strano, abbia strane maschere o sia dall'aspetto torvo e inquietante. Per la musica. Sì, per quell'accrocchio di suoni (ossa) che scontrandosi gli uni con gli altri creano un humus oscuro e da rito pagano. Ecco quattro nuove canzoni ad opera di Rev. Freddie Murphy, Chiara Lee e Vicar Vittorio Demarin (una è una malatissima versione tra i Joy Division dall'oltretomba e i Bauhaus in down di "There is a war" di Leonard Cohen). Quattro canzoni da sabba stregato, da suonare in un bosco tra fumi di fuochi rituali e luci psichedeliche. Il suono di questo trio potrebbe stare benissimo dalle parti della canadese Constellation, se non addirittura sullo stesso palco degli immensi A Silver Mt Zion. Spigoloso ma evocativo, mistico e pagano, angosciante ma dagli sprazzi poetici, urlato e sussurrato, il clangore di "No Room For The Weak" fa paura e ci porta in meandri nascosti e poco battuti sentieri dell'inconscio. Asprezze gotiche che li avvicinano anche ad altri maestri del "sussurrare dalle caverne suoni e pensieri informi", quei Bachi da Pietra con cui sarebbe auspicabile un'unione temporanea, atta alla creazione di un'orchestrina degli orrori, degna di un rito funebre.
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