Certo che una lettera di presentazione così delirante allegata ad un disco, è la prima volta che mi capita di vederla. Merita di essere ampiamente citata, dal «Caro Rockit» d'apertura alla spiegazione degli obiettivi «sociali» del gruppo, vale a dire il sostegno a tale Mr. Box ed a tutti gli intellettuali solitari che, come lui, sono discriminati dai più: «A causa delle tremende ingiurie blaterate dai non-nerd, il Sig. Scatola ha rischiato di dimenticare ciò che realmente conta nella vita: la figa, il computer, Sheldon Cooper ed il numero 42. Fortunatamente noi eravamo là in tempo per aiutare l'uomo con il cartone in testa. Ora è diventato un giornalista musicale di prim'ordine». Ed ancora: «I The Party Favors continuano a lavorare per tutelare l'orgoglio di persone come Mr. Box. Tuttavia rinnovare sempre l'impegno è essenziale. Oggi lei potrebbe tutelare e colorare immediatamente la loro vita. Nello specifico le chiediamo di parlare della nostra causa all'interno del suo portale». È divertente, non c'è che dire. Però, al di là di questa mossa burlesca – con tanto di fotografia allegata di Mr. Box – c'è poco altro di cui parlare.
Forse è meglio è parlare dell'eccellente artwork del disco, perché l'elettropop dei Party Favors non è certo originale. Anzi, direi che non lo è per nulla. E il cantato in inglese, con i suoi toni lamentosi ed il suo timbro androgino, di certo non aiuta a smussare la sensazione di già visto/già sentito che caratterizza "The Last Slice Of Cake", il primo album realizzato dalla band perugina. Certo che la qualità musicale e l'impegno da parte del gruppo ci sono e non si discutono, ma ciò non basta a lasciare una traccia, un ricordo, un motivo per cui i Party Favors andrebbero ascoltati tra i mille altri gruppi che propongono la stessa roba. Le dieci canzoni del disco si susseguono veloci e leggere, ripetitive e monotone, roba un po' a metà tra i pezzi più pop degli Strokes, i lavori degli Oasis meno ispirati e le musichette dei videogiochi di quindici anni fa. Tra i pezzi più riusciti, vale la pena di citare solamente "Cat in a bag". Per chi ama il genere, questo lavoro può anche risultare interessante. Per me, sarà presto dimenticato.
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La recensione The Last Slice Of Cake di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-08-31 00:00:00
COMMENTI (5)
PER DOVERE DI CRONACA:
“Votati alla declinazione più pop della musica indie senza disdegnare quelle puntate danzerecce qua e là che non bastano mai, i perugini The Party Favors fanno il loro esordio con dieci tracce capaci di dirottare i vostri neuroni dalle normali attività quotidiane verso piacevoli orizzonti festivi. Si perché il potenziale infettivo di “The last slice of cake” è veramente elevato grazie ad aperture melodiche incastonate su riflessi alternativi, tracciando rotte musicali che rifuggono il già sentito…”
— Alessandro Bonetti, Rockerilla n°362 Ottobre 2010
“Pop puro, ma mai banale. Non ci sono canzonette, solo brani ben scritti e ben prodotti. "Yes! Weekend" è senza dubbio il migliore, con una linea melodica interessante aiutata anche da una voce ben inserita nel contesto strumentale. La presenza di una batteria elettronica non risulta fastidiosa ed risulta quasi perfetta in un contesto dove la leggerezza del suono è il punto forte. In "Winter Of My Caravan" ci troviamo davanti ad una splendida ballad, tanto invernale e triste da staccarsi e distinguersi rispetto al resto del disco, permettendo di rallentare il ritmo per poi ripartire con atmosfere decisamente più "party-oriented". Un bel disco. E tanti saluti al Sig. Scatola”
— Carlo Beccaccini, Loudvision
“L’esordio dei The Party Favors suona così, fresco e festoso. In molti possono dirsi lieti di incappare in questo “The Last Slice Of Cake”, un vento non di originalità certo, ma di assoluta maestria nel rivestire l’Indie-Pop di nuovi spunti, di carezzevoli ritornelli da party, brani fondati su melodie che colpiscono prima alle gambe e poi dritte al cuore. Certamente brani non rimandabili alle scontate alchimie di tante band del suolo italico...…e mentre fuori il mondo è paralizzato dall’ansia e dalla solitudine sociale, i The Party Favors sono a divertirsi e a fare baldoria fino a notte fonda, senza curarsi dei vicini, immersi nei loro televisori al plasma.”
— Giuseppe Bianco, SaltinAria
“Risultare scanzonati, indie-pop di ascolto immediatamente orecchiabile, non essere presi troppo sul serio, e di una musicalità di compagnia e svago, questi gli obiettivi nel suono dei quattro ragazzi della band Peruginia “The Party Favors”, e nel loro intento ben riescono, in questo album autoprodotto, “The last slice of cake” imbeccano diverse melodie in successione di buon livello…”
— Alessandro Mastrocola, Comunicaazione Interna
“Dalle atmosfere da festa studentesca di fine anno, dal bubblegum più appiccicoso e fluorescente che si stampa nella suola delle tue converse per poi farne per sempre parte, dall’altissimo tasso zuccheroso no-sense da far venire il mal di pancia. Chiamiamolo pure volgarmente pop. E nessun monito, nessuna preoccupazione: la vita è dannatamente bella!...”
— GUS, Heart ofGlass
“…Pulito, elegante, cattivo quanto basta senza sconfinare nel trash o nel pesante, non è volgare, non è un ammasso indistinto di cose, non è un cd pieno di urla incomprensibili o testi lagnosi o esperimenti incomprensibili se non per chi lo mette insieme. È un bel cd, con dei buoni testi, una fantastica linea melodica, un buon mixaggio, pulizia nella registrazione e nel suono, è accattivante, piacevole e fa presa. È raro sentire lavori così buoni provenire da giovani talenti non ancora particolarmente conosciuti nel panorama musicale, ma speriamo che la loro carriera possa essere lunga e prolifica e proseguire su questa strada”
— Eleonora Piazzi, SoundMagazine
“…La band umbra, nonostante sia solo al debutto, manipola con consumata professionalità molti cliché (arrangiamenti electro, dinamiche wave, ritmiche danzerecce, melodie da “new acoustic movement”), rivisitandoli e filtrandoli attraverso una sensibilità irriverente e sperimentalista, che sa di modernariato musicale e di vintage d’autore, e che trasmette allegria ed eccentricità…”
— Flavio Ignelzi, Salad Days Magazine
“...la festa offre delle ballate come CAPRI e WINTER IN MY CARAVAN, canzoni che offrono lo spunto per i ragazzi di invitare le proprie dame, tutte avvolte nei loro pomposi vestiti e con tanto di fiore sul polso, per un romantico ballo. C’è anche qualcuno, che durante la serata si lascia andare a qualche bicchierino di troppo e parte con canti spavaldi e alterati (YES WEEKEND e COLORS). A divertimento decollato iniziano i giochi più spregiudicati come HERE UPON THE COMMODORE e CAT IN A BAG dove i ritmi si fanno più irriverenti. Alla fine il party si conclude, per i più nottambuli, con JUST THE BEGINNING ? , decisamente appropriata per quelli che non sono mai stanchi e che possono ballare per ore al ritmo psicadelico di pianole impazzite e sound delirante. [...] il divertimento che i Party Favors vi offrono non vi farà sicuramente passare serate noiose.”
— Clelia Fraioli, Music Reviews 2.0
“…Gli ingredienti ci sono tutti: una produzione indipendente, una registrazione impeccabile e la cosa che conta di più, un ventaglio d’idee brillanti che girano nei dintorni del brit-pop degli Interpol, Blur, Oasis Fringes and big noses fino alle felici intuizioni della scena geek Newyorkese impersonata – per Accostamento fisiologico – ai vari Darwin Deez, Darren Hayman, LCD Soundsystem e oltre; il risultato è questo debut album The last slice of cake, un puzzle indefinito di bellezza dal percorso mai accidentato, che entra in rotation nelle orecchie e s’impadronisce del palinsesto della testa e della consorella immaginazione…”
— Massimo Sannella, Beat Bop A Lula
“…latori di una sorta di emo-pop (nel cantato) con le tastiere giocattolo e un’estetica colorata/young appropriata alla bisogna, magari ne scaturisce qualche singolo per le greggi sbarbe di modo da sottrarle all’infausto destino che i programmatori musicali hanno deciso per loro.”
— Enrico Veronese, Blow Up n°149 ottobre 2010, rubrica Mogli e Buoi
Non discutiamo di certo i contenuti estetici della recensione. Comunque sia ne siamo rimasti molto stupiti per i toni guerreschi: sembra quasi che ci siano delle acredini personali e questo e' inaccettabile poiche' ingiustamente dannoso nei nostri confronti. Aldila' del buon esito che ha avuto il nostro disco presso altre testate, tra le quali blowup e rockerilla, troviamo il nostro recensore impreparato dal punto di vista emotivo: non si attacca bensi si critica.
Io ci metterei la competenza in quel tipo di musica. E magari lo passerei a qualcuno che "ama il genere". Perchè proprio loro tra la miriade di dischi di questo tipo "non bastano a lasciare traccia" o "sarà presto dimenticato"? Parole dure! Quando non mi pare che anche altri gruppi di questo tipo, bravissimi, e che giustamente hanno strappato recensini più lusinghiere di questa (che è tutta un po' sullo snobbante andante) abbiano poi lasciato dei segni più profondi. A mio personalissimo parere, il gusto personale, in una recensione, deve essere un po' messo da parte.
Scusa ma se uno non ci mette il proprio gusto personale cosa ci mette?
Sarebbe bello ascoltare tutti i pezzi, ma non capisco perchè a volte gruppi che non fanno nulla di nuovo ma sono piacevoli e suonano bene vengono esaltati mentre a volte, come in questo caso, snobbatti. Non mi sembra giusto che il gusto personale influenzi tanto l'esito di una recensione.
(Messaggio editato da sandro il 31/08/2011 18:01:05)
(Messaggio editato da sandro il 31/08/2011 18:01:23)