"Ghiaccio", come da titolo, è disco estremamente rarefatto e distante. Per questo bello. Il bravo Fabio Zuffanti, di cui qualcuno dovrebbe finalmente accorgersi, oltre a me, compendia in sé il Battiato degli anni 80 (il modo di porgere la voce e gli effetti usati su di essa) e dei primi 70 (la copertina cita "Sulle corde di Aries") e il Battisti più sperimentale, quello di "Anima latina" (la sentite quella batteria in "Ghiaccio"? È pari pari quella di "Abbracciala abbracciali abbracciati") e dei bianchi panelliani. Un po' la strada che in modo più artigianale hanno intrapreso anche i sottovalutati veneziani En Rico En I Cola, ma a un livello più alto, più definito, lontano, qualche volta, dalla forma canzone. Ma non in "Ultravoid", ad esempio, che unisce i due esempi a quello degli Ultravox di John Foxx in un tutt'uno felicemente orecchiabile, anche se privo di ritornello; o in "La talpa", che potrebbe piacere ai fans degli Amor Fou. Disco affascinante e intrigante, per la qualità delle composizioni, la felicità delle intuizioni, il sogno che non s'avvererà mai più di una collaborazione tra i due Sommi.
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