I Pink Holy Days spaccano. Punto. Potrei finire qui, ma credo che vogliate saperne di più. Allora diciamo che le ottime premesse messe in mostra nel precedente Ep (di cui due brani, "Not Material Girl" e "Yellow", ricompaiono qui) vengono confermate alla grande: rave culture alla base, nella voce tanta rabbia post punk, attitudine punk nel suonare elettronica industriale, atmosfere di attesa dell'Apocalisse e tanta tanta tanta bravura. Nella voce di Riki si agita lo spettro inquieto di Ian Curtis. Nelle tastiere al ghiaccio bollente di Stefano "Moretz" Moretti la storia dell'elettronica, dai Suicide ai Cabaret Voltaire, fino ai Primal Scream più techno. Certo, non così forti e hype come i Bloody Beetroots, ma la violenza è quella. Certo, non molto più da dire rispetto al demo che ha preceduto l'album: le atmosfere sono quelle, i suoni anche, l'immaginario da incubo industriale evocato dalla musica pure. Non pretendo innovazioni a tutti i costi: i Pink Holy Days spaccano perché fanno bene quel che sanno fare. Per il momento gli basta e mi basta. Vedete di farvelo bastare anche voi, intesi?
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La recensione Nicht di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-10-28 00:00:00
COMMENTI (1)
a parte che sto ancora cercando di capire cosa vuol dire il Technorock antidance della recensione dell'EP ma
"Nella voce di Riki si agita lo spettro inquieto di Ian Curtis"
...forse è il caso di chiamare un bravo esorcista?!?
o un bravo ottorino? :=