Così è, che ci piaccia o no: gli anni ottanta sono fra noi e lottano forte, fra vecchie guardie ben lungi dall'andare in pensione e nuove leve che quando vedi un video pensi di essere capitato su una replica di Discoring (qualcuno ha detto Hurts?). Siamo tutti figli di quegli anni, ma qualcuno un po' di più. Qualcuno tipo gli Strip, che dell'epoca rubano il mood danzereccio, però quello non becero che passa per Depeche Mode e Nine Inch Nails, influenze ostentate in modo quasi sfacciato in queste dieci tracce electro-rock, coi synth a dettare le regole e gli effetti a "disumanizzare" anche i lati non-midi, secondo gli stilemi dell'epoca di plastica per antonomasia. Sound spaziale, declinato ora in un approccio più strong e industrial ("Art is insanity"), ora addolcito da strumenti acustici ("I want") e da melodie ultrapop come quelle di "The Dreams" e "Bring me Down", gli episodi più depechemodiani. C'è da dire però che, quando la voce non è quella di Dave Gahan, e il maledettismo nemmeno un po' vicino a quello di Trent Reznor, allora professionalità, chiarezza di intenti, buoni maestri, pose rauche e proclami sull'arte malata non sono sempre sufficienti per schivare un certo effetto freezer. Forse dal vivo, chissà, il sudore scioglierà i dubbi.
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La recensione Your Stripping Experience di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-01-11 00:00:00
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