Si può credere a un sogno? Vivere tutta la propria vita in funzione di esso? Si può amare così tanto la musica e la terra (intesa come polvere) da cui noi tutti si viene, per trasformarle in un unico grande viaggio, nel Viaggio della propria vita cioè? Un sogno da fare ad occhi aperti, giorno per giorno, con la propria chitarra e un manipolo di fidi amici con cui condividere tutto, gioie e vertigini e abissali sconforti. Un Sogno chiamato Musica? Musica dentro e fuori. Nei granelli di terriccio rimasti tra le mani alla fine di una dura giornata di lavoro nei campi, o nel grasso unto che sfibra ogni giorno di più i capelli di chi si spacca schiena e nervi in una disumana catena di montaggio. Musica. Solo musica, sempre musica. La donna che sfugge, bellissima, nella stellata notte d'agosto, o quella che ti accoglie fra le sue cosce in una delirante e infinita fredda gelida notte d'inverno. La Musica. Giuliano Contardo crede al suo sogno. Alla sua strada. Alla sua (ma è di e per tutti) musica. Fedele fino in fondo a ogni sasso del suo percorso. Giuliano Contardo è in viaggio. Che bello poterlo raccontare! Un lungo (glielo auguriamo con tutto cuore) viaggio partito da bimbo, ascoltando e respirando l'aria dei concerti folk del babbo e poi da ragazzo, in città, negli anni '80, nelle cantine a spaccare timpani e consuetudini tra le file di gruppi punk che nascevano e morivano con la stessa velocità con cui ci si ritrova sul bordo pericoloso dell'adolescenza. Passando dalla felice e generosa esperienza con le Masche (gruppo di “folk urbano selvatico” ), dalla collaborazione al cd degli YO YO MUNDI-bande rumorose (cpi 1995), fino ad arrivare all'oggi. A questo primo cd autoprodotto “Avete messo radici?”. Che dire. Fa venire quasi il fiatone tanta strada no? Eppure c'è chi non da segni di stanchezza. Anzi.
Nelle note stampa Giuliano scrive “Queste canzoni ora mi chiedono di essere cantate, condivise, messe in gioco. (…) Sono state molto tempo ferme sul tavolo, in tasca, nello zaino. Ora chiedono di camminare. Hanno una tale energia vitale che sembra che corrano, all'apparenza sono rozze, grezze, un po' maleducate, quasi “selvatiche”, scafate, resistenti, un po' come quegli alberelli che crescono sui muri delle fabbriche abbandonate: canzoni di città ma selvatiche, appunto. Per questo non le voglio troppo addobbare, decorare, abbellire. Sono canzoni nate in strada, fatte per la strada ed è lì che devono tornare.”
Encomiabile. Di mio ci metto solo un piccolo inciso (e per questo non me ne voglia l'autore). Probabilmente le canzoni non sono così ingenue e dirette come Giuliano dice. Si tratta di folk, chiaro. Ma è un folk molto alto, quasi sofisticato a tratti. Immediato il paragone con gli Yo Yo Mundi (ha la stessa erre moscia…). Ecco. Giuliano ha studiato molto, ha scritto molto, ha viaggiato molto. E tutte queste influenze sono confluite (in maniera armoniosa e affascinante altrochè) in questo “avete messo radici?”, alzandone inevitabilmente il tiro. Per intenderci. Non so quanti sedicenni siano pronti a confrontarsi con tanta saggezza e complessità di forma. (Se fosse stato DAVVERO così immediato giuro che avrei tirato in ballo Manu Chao come paragone…)
Chiaro quindi che Giuliano abbia enorme talento. Chiaro quindi che questo lavoro è DI CERTO fondamentale (!!) per chi ha passato i 30. Per chi è innamorato delle sonorità mediterranee, dell'etno music, della world music. Chiaro quindi che di certo non sfigurerebbe (anzi, anzi, anzi) nei mille piccoli o medi o grandi o grassi o magri festival estivi in giro per la nostra amata penisola/Già me lo immagino, il cielo stellato, l'erba sotto il culo, la birra in mano, quella bella ragazzina con la gonna lunga e i sandali che non smette di sorridervi…uau/Chiaro che
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La recensione Avete messo radici? di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1999-05-31 00:00:00
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