Trio pistoiese, giunto dopo quello che a mio avviso era in tutto e per tutto un brillante debutto - "Thick As The Summer Stars", 2009, che poteva vantare la collaborazione dello statunitense Kramer (Low, Galaxie 500) - e che ora si confronta con il primo lavoro per l'eminente Deambula Records.
Recanti nella nominazione l'imprescindibile polarizzazione vita/morte (Ka Mate, è una danza Maori), la band sembra ri-produrre appunto un delicato dualismo suono/rumore, equilibrio macchinico capace di riservare belle sorprese. "Vincent" offre ampie reminiscenze slow-core (Low su tutti), per corollario un credibile suono indie wave. Shoegaze estetizzante ("My Psychedelic Teacher", "Pig'n Sheep In a Toothless"...) a riportare in auge, strato dopo strato, geologia inossidabile - The Telescopes, Jesus and Mary Chain, Swervedriver -, in modo deferente eppure svecchiando tematiche, è indubbio, ampiamente saccheggiate. In "Just An Explanation" siamo in ambito sadcore, con una triade armonica che reca il contrassegno degli 80, e siamo dalle parti dei Cure di "Pornography", e post punk/dark wave di là da venire. Apologia barocca in "Suga", dove la memoria mi rimanda ad antiche glorie mai troppo celebrate come Shelleyan Orphan e The Steppes.
Un disco manifestamente oscuro, mockumentary lucifugo, bella prova di sè: con sprazzi di aria e non pochi highlights - e un mare di belle promesse da mantenere.
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