Vessel
Melodies Of Cupido Island 2010 - Pop

Melodies Of Cupido Island

Un biglietto di sola andata che dall'Emilia Romagna passa per la Berlino più nera e sceglie come capolinea la melodia segreta di Montreal. La prima immagine che accompagna l'universo sensoriale dei Vessel in una domenica cosentina tutta primaverile è un centro di gravità permanente in grado di attrarre i fermenti più artisticamente eversivi e socialmente devianti di decadentismo urbano per tradurli in suoni espiatori e taumaturgici. Nessun dubbio che per decifrare l'imprimitur sonico di questo super-gruppo si debba ricostruire la geneologia di buona parte della scena rock decadente, il tutto unito poi all'omaggio da "Beautiful Losers" di Leonard Cohen. C'è cantautorato, folk, psichedelia, new wave; un nichilismo disperato raffigurato attraverso storie di alienazione, solitudine, tra amori violenti e assassini mediatici degli anni "00". Corrado Nuccini sale sul ponte di comando, dispiega le vele, afferra il timone, conduce appassionatamente e narra come stella polare le storie dell'Isola di Memento. Semina inquietudine con la consapevolezza che questa voce suadente sia oggi quella di un perverso incantatore. Il sole della West Coast che tramonta nelle cantine della Romagna per lasciar posto alle tenebre suburbane. Galloppate psichedeliche e ballate dal sapore retrò, che trasudano e lasciano filtrare però minacciosi segni di perversione: è la voce di Alessandra Gismondi, elegante chanteuse, a dare liberazione espressionista a questi canti dell'amor perduto. La decostruzione rumorosa del rock, le sinestesie artistico-musicali, le storie violentemente urbane e letterarie dei testi, tingono la brama degli archi di Emanuele Reverberi, polistrumentista dotato e oratore di suoni apocalittici. Chitarre distorte e violini, canzoni d'amore e di guerra a fare da perfetta colonna sonora. La figura di Leonard Cohen scelta come ideale ponte di unione tra la musica e la scrittura, "First we take Manhattan" e "Famous Blue Raincoat": sono lettere di strazio a un amico infedele, confessioni intime di suono purissimo. Il senso impeccabile delle frasi ottenuto con un continuo processo di sintesi, di condensazione, è frutto di una maturità stilistica impressionante per una formazione che sperimenta ancora equilibri di convivenza sonora. Usando un linguaggio spietatamente diretto, canzone dopo canzone; velo dopo velo si denudano, mostrandoci, senza pudori, un'interpretazione intensa in cui le voci del coro della Vessel Orchestra si distorcono e da questa nebbia a tratti emergono, dolcissime, note di sad song, di melodia meravigliosa, quasi operistica. Il tutto recitato e cantato da un Nuccini ispirato, la cui voce di malinconia sofferente, ipnotica, onirica, è la chiave di lettura per interpretare questo vascello che migra nella memoria, nell'attesa di salpare. Il massimo della drammaticità con il minimo necessario di arrangiamenti. Si concedono senza alcuna reticenza, regalano odi struggenti, un'opera cinematografica che non trattiene scosse emozionali.

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