Se Sofia Coppola li potesse ascoltare se ne innamorerebbe e con buona probabilità gli domanderebbe qualche brano da utilizzare per la colonna sonora della sua nuova pellicola. A questo ho pensato ascoltando "La nuit", il nuovo lavoro dei milanesi Le gros ballon, che ci giunge dopo un esordio omonimo che piacque tanto e a tanti. Suoni che sfuggono alla tecnica e a certi classicismi, quelli dei quattro brani contenuti in quest'ep e che si avvalgono di due collaborazioni femminili: quella con la giovane Denise, alla voce in "What's left of dreams" e quella con Alexandra Dadier, autrice teatrale parigina che si prodiga nel cantato-recitato della title track.
Se le parti strumentali di possono assumere, seguendo le leggi dell'emotività e della visionarietà cui affidiamo inevitabilmente il giudizio in casi come questo, un valore, ci sfugge invece il perchè del cantato e la direzione che questo gruppo intenda quindi intraprendere. Sia chiaro, un pezzo come "La nuit" guadagna molto dalla perfetta recitazione della Dadier ma il brano in apertura, viceversa, perde tantissimo nell'andarsi ad amalgamare, piuttosto forzatamente, alla voce di Denise che, per altro, non solo non sembra ben accordarsi al pezzo ma di per sé non convince del tutto. Lieve e ben costruita, "Come ieri", non fa che confermare l'idea che il duo milanese dovrebbe dedicarsi a quello che sa fare meglio ed evitare tutti i più facili tentativi di volgere al pop.
L'impressione che si ha, dopo i ripetuti ascolti, è proprio vicina a quella che molti hanno avuto usciti dalla sala dopo la visione di "Somewhere", ultimo film della regista citata all'inizio: la sensazione diffusa di essersi trovati davanti a qualcosa di un po' gonfiato a cui mancano le corde dell'essenzialità estetica che fa di un prodotto artistico, per quanto piccolo ed embrionale, qualcosa di potenzialmente importante.
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