"Di Fate e Streghe" è il secondo album dei Viola Drunken. Annunciato come un concept album, tradisce una misoginia evidente, in sostanza: la donna è una puttana. Probabilmente si salva solo Francesca, in apertura, con "Finché morte ci unisca", perché proviene dalla dimensione dantesca. Se Jovanotti, "porco cane, lo scriveva sui muri e sulle metropolitane", i Viola Drunken hanno ben pensato di omaggiare il genio fiorentino traendo dal canto V dell'Inferno una lunga citazione.
All'interno delle dodici tracce si salta dal rock melodico al noise puro. C'è una buona sezione ritmica, ma episodi di mediocre entità si alternano a fiaschi clamorosi. Provenienti dalla Sicilia, devono aver ascoltato molto il loro conterraneo Franco Battiato, traviandone però l'insegnamento. L'ostinata ricerca di termini desueti rasenta il mero esercizio stilistico. In "Tragicomico destino di un amante squattrinato", la minuzia si perde e lascia spazio a versi come: "prosternando genuflessa un bel cazzo a bocca aperta" e "da lì a poco al disgraziato glielo avrebbe anche tagliato".
L'influenza musicale di band come Marlene Kuntz e di un lontano Ferretti, è un mutuo a vita da estinguere, come una villa coloniale per un artigiano. Viola Drunken, è il momento di sfoderare la carta della sobrietà.
---
La recensione Di fate e di streghe di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-05-17 00:00:00
COMMENTI (8)
Sandro, semplicemente perchè se nel disco emerge che la donna è una puttana (secondo Alessandra) è dovuto ad un'interpretazione dei testi che ha scritto Marco, ora, fermo restando che i testi non sono autobiografici e che quindi il lanciare un determinato messaggio non incarna necessariamente il punto di vista dell'autore (per lo più si tratta di storie vere, riportate così come sono accadute, anche se non mancano le invenzioni letterarie), è anche vero che in questo caso il messaggio è stato toltalmente frainteso e, dal mio punto di vista, un conto è pensarla così in privato, altra cosa è scriverlo su una webzine autorevole come questa facendo passare un disco per quello che non è! Ciò detto, non abbiamo nulla contro nessuno ma era giusto e doveroso almeno precisare il nostro punto di vista, semmai saremmo stati più contenti di poter interloquire direttamente con Alessandra, anche se naturalmente mi ha fatto piacere conoscerti. Anzi, a questo punto non posso che invitarti a leggere i testi ed ascoltare l'album :)
Ho visto le risposte solo ora, scusate:
X SovietStudio: ovviamente ogni disco è una storia a sè, è chiaro. Sia per il disco stesso che per la persona che se ne occupa (ogni firma ha il suo stile: c'è chi ha il dono della sintesi, chi no), sta poi alla redazione intervenire come meglio crede. E mi spiego bene: riuscire a descrivere un disco esaustivamente in mille caratteri abbondanti è una buona cosa, ci vuole talento, vi proponiamo 4 recensioni al giorno (tra qualche mese passeremo a 6) non penso che abbiate voglia di leggervi più di 5-6.000 battute ogni mattina solo per tenervi aggiornati sui dischi della giornata. Quindi, di norma, se una recensione "corta" è chiara e dice tutto quello che serve al lettore, la pubblichiamo. Poi ci sono recensioni lunghe e dischi che ci appassionano di più, e quindi Sì, facciamo due pesi e due misure, è una nostra responsabilità decidere come gestire lo spazio sulle nostre pagine. Ma sappiate che è spesso solo una questione di stile, ci sono anche Primascelta descritti in poche righe.
X Flybuzz: Sinceramente non ho passato con la lente di ingrandimento ogni singola parola dei testi. Mi fido di Alessandra, è una brava collaboratrice e non scrive parole a caso, se un giorno vedrò che si è seduta o che non fa più bene cosa le si chiede di fare, da caporedattore mi comporterò di conseguenza. In più potremmo disquisire a lungo su quanto sia obiettivo o soggettivo un testo di una canzone. E alla fine resteranno pareri su cui essere o non essere d'accordo. Dico solo che se prendi un qualsiasi libro che descriva le bassezze dell'animo umano (da Carver a Brevi interviste con uomini schifosi di Wallace, i primi due che mi vengono in mente) ovviamente non pensi che l'autore faccia il tifo per i cattivi che descrive, semplicemente ti riporta queste immagini violente per smuovere a te (lettore) qualcosa. Ecco perchè non capisco come mai se Alessandra sottolinea che in queste canzoni la donna emerge come una puttana (sempre a suo vedere) tutti devono interpretarlo: Alessandra dice che Marco è misogeno e per lui le donne sono tutte puttane.
Noto che avete corretto il titolo dell'album(adesso volete far passare per pazzo Marco?). Questo si chiama giocare sporco ragazzi, non ne state facendo una gran bella figura. O è forse tutta opera di Pisapia?
P.S. Sandro, non voglio nella maniera più assoluta mettermi a fare il critico musicale, non ne sono capace e neanche voglio farlo, ma ho letto qualche tua recensione e proprio da li voglio trarre spunto per far capire cosa intendo: non sei stato clementissimo con i Kobenhavn Store, ma hai saputo descrivere il loro cd, la loro musica e le impressioni che queste ti hanno trasmesso. E, secondo il mio modestissimo parere, è così che si è onesti intellettualmente. Le sensazioni sono una cosa, stravolgere la realtà è ben altra cosa.
Ecco la recensione di cui parlavo: rockit.it/album/12493/koben…
Detto questo, un grosso abbraccio a tutti, Alessandra compresa :)
Sandro, qui non credo si discuta sul fatto che piaccia o meno l'album. Per quello che mi riguarda, se fossi l'autore dei testi mi sentirei abbastanza offeso dalla conclusione a cui è giunta Alessandra proprio perchè il significato ultimo dei testi non E' opinione ma un dato di fatto. Voglio dire, se tu scrivi un libro contro il fascismo e un recensore ne fa uscire fuori una sua visione in cui afferma che il libro elogia il fascismo, ci rimani un tantino male no? poi il libro può essere ben scritto o meno ecc, ma il messaggio che lancia non è cosa soggettiva. E lo stesso, a mio parere, vale per l'album. A questo punto sarà marco, se vuole, a rispondere, ma va bene così, prendiamo la rencesione per quello che è, però mi sembra sua giusto da parte sua precisare su ciò che ha trovato (e che trovo anch'io) scorretto. Per il resto benvengano le critiche anche negativissime, ma non quando sono gratuite.
Perdonami Sandro, ma "le recensioni per forza di cose devono stare entro un certo limite di battute", mi sembra una frase ipocrita:cito ad esempio la recensione degli OH PETROLEUM (rockit.it/album/16206/oh-pe…), e quella della nostra ultima produzione, RIAFFIORA (rockit.it/album/15305/riaff…).
Mi sembra che il numero di battute sia differente.
Due pesi due misure?
è solo una domanda.
Ciao Marco,
è legittimo che non ti piaccia il parere della rece, non si discute. Solo due cose: a) non hai i mezzi per sapere se Alessandra ha ascoltato il disco o meno, non eri in stanza con lei tutte le volte che l'ha fatto. Le recensioni per forza di cose devono stare in un certo limite di battute e sta ad ogni firma decidere cosa comunicare al lettore. Ha definito i temi, descritto le musiche, dato punti riferimento, evidenziato le parti forti e deboli del disco. Poi puoi non essere d'accordo su come l'ha fatto, sono pareri, ci mancherebbe. b) Se leggi bene non dà a te, Marco Boscaglia, del misogeno. La redazione non avrebbe permesso un insulto del genere. Per Alessandra è l'album a tradire questa sensazione. Vuol dire che per lei il tema forte è il rapporto uomo-donna (e non può esistere l'equazione: io cantante parlo di questo = ho un cattivo rapporto con le donne). Poi uno può assecondare o meno questa prospettiva ma la cosa finisce lì, siamo di nuovo parlando di opinioni.
Grazie, cmq, per averci scritto.
Salve Alessandra,
eccomi qui a risponderle circa la sua recensione,inerente il nostro disco,che,devo correggerla si intitola “Di fate e streghe”, e non “Di fate e di streghe”. Indi per cui, in tal senso,mi sorgono seri dubbi,che per una questione di quasi omonimia,la sua recensione riguardi piuttosto un altro disco.
Se cosi non fosse (e vedo che copertina e tracklist corrispondono perfettamente),vorrei disquisire quanto da lei scritto, a proposito del disco in questione.
Devo ammettere che quando mi è stata segnalata la sua recensione,alla lettura della stessa, (vieppiù lo scorrere delle parole che la completavano), mi scoprivo stranamente divertito.
Non fosse per il fatto che da li a poco,andavo da mia madre e le avrei rivelato la natura misogina che mi competeva e del quale, non ero a conoscenza.
Alzandomi dal lettino,a fine seduta,contemplavo l’analisi sbarazzina, e la reificazione di essa era improponibile,insulsa, disonesta.
La sua "psicoanalisi" Alessandra, chiosa (sbagliando) in cinque parole, un lavoro lungo tre anni: “La donna è una puttana”.
Oggettivamente, se esistesse l’arte del negligere, lei Alessandra,ne sarebbe indiscussa rappresentante.
Mi chiedo se per recensire un disco,non sia indispensabile ascoltare le tracce che lo compongono.
E se non si ha questa predisposizione, cosa rimane della presunta vocazione di sentirsi recensore?
Quanta dedizione occorre per scrivere nel bene e nel male di un oggetto d’arte?
Tuttavia se ha ritenuto opportuno scriverne,le sarebbe bastato documentarsi un po’ di più riguardo a “Di fate e streghe”.Avrebbe trovato nel nostro sito la presentazione del disco,che spiegava quali erano i contenuti e le tematiche che lo componevano.
Cosi da risparmiarsi la figura barbina che certamente lei ha fatto. Dal punto di vista strettamente giornalistico.
Perché una cosa è evidente: Lei il disco non l’ha ascoltato. E delle liriche ha ritenuto dare approssimative interpretazioni del tutto errate.
Non mi si fraintenda,il disco può tranquillamente farle schifo,ma è come se lei avesse scritto un articolo su una partita di calcio cambiandone il reale risultato finale.
Potrei recensire la sua recensione,trovandola subdola. In tal senso, il me lettore vorrebbe chiarite le idee circa (la cito) “gli episodi di mediocre entità si alternano a fiaschi clamorosi”. Lo spieghi la prossima volta nei dettagli,perché la vaghezza di cui sopra,non chiarisce le idee a chi la legge, ne tanto meno,esaudisce la curiosità di chi dalle sue parole vorrebbe capire il disco.
Visto che l’ha tirato in ballo, sarei curioso di scoprire se ritiene il nostro conterraneo Battiato un potenziale Dr. Jekill e Mr. Hyde. Rispetto alla sottile linea che intercorre tra le parole “tesserò i tuoi capelli come trame di un canto” e “Voglio praticare il sesso senza sentimenti”.
Non mi stupirebbe a questo punto: mi creda.
I termini desueti,usati dal sottoscritto ostinatamente, come dice lei; è un problema che riguarda lei,e poco mi importa se ritiene il risultato finale (la cito nuovamente) “un mero esercizio stilistico”,siamo mica a scuola.
Vedo che l’ha colpita tra le altre canzoni “tragicomico destino di un amante squattrinato”.
Ha capito di cosa parla la canzone?
Si narra di un uomo che non essendo molto bravo nelle pratiche della seduzione,decide di andare a fare l'amore a pagamento.Non ho inventato io le prostitute mi creda!Ne tantomeno le biasimo.
Nella fattispecie accade che lo sventurato,non assolve al pagamento e la donna sentendosi raggirata,clamorosamente lo priva del pene tagliandolo.
Sa cos’è questo testo?
La contemplazione di una eventualità, facilmente reperibile nella realtà. Niente di più.
Le è bastato scorgere tra i titoli delle canzoni “puttana preda”, per fare di me un misogino?
Sulle influenze musicali non discuto,sono legittime e io stesso le confermo di amare gli artisti da lei citati. Men che meno m’importa sapere se siamo all’altezza di ciò che potrebbe influenzarci. A tal proposito, volevo segnalarle la partecipazione di Davide Arneodo (polistrumentista di Marlene Kuntz),al disco.
Inoltre,il paragone con l’artigiano ci grati-fica. Ci riconosciamo molto in questa figura:specialmente in fase creativa. Oltretutto la villa coloniale da noi abitata,prevede un sempre maggiore ampliamento. Che si concretizzerà con l’uscita del nostro terzo disco. La informerò sull’evolversi dello stesso, e sulla sua uscita,cosi da comunicarle il prezzo d’acquisto qualora fosse interessata.In questo modo ci aiuterebbe nell'estinzione del mutuo.
La villa si espande:pronta ad ospitare donne,uomini e animali di ogni genere.
Lungi da me volere mettere in scena una inane batracomiomachia(desuetissimo), tra me e lei : ho semplicemente sentito il bisogno di smentirla. E’ una questione di onestà.
Marco Boscaglia
P.S. Qui può leggere la presentazione del disco “Di fate e streghe”
"A tre anni dall’uscita del primo album(Parol), Viola Drunken presenta il secondo disco. E cosi facendo si agghinda con abiti luttuosi, scrutando e contemplando dietro il velo scuro dell’obbrobrio, la tragica realtà di amori esasperati. Il disco si intitola “Di fate e streghe” ed è un concept che narra storie “maledette” di donne che uccidono, si uccidono e vengono uccise. Tra riferimenti a vicende realmente accadute, invenzioni letterarie e citazioni Dantesche (in un episodio), il disco si regge su questo filo conduttore. Di fate e streghe canta il paradosso dell’amore, dacchè si muore sempre per amore. Che sia la morte fisica o dell’anima. I personaggi di questo concept, sono la loro stessa esasperazione tradotta in amore e in amore si sa, l’eventualità prevede la non improbabile nascita di vite, prossime a diventare uomo,donna o il nulla decisionale. Motivo per cui è frequente l’immagine della donna in stato interessante, non di meno,l’immagine del feto e dei bambini. Quegli stessi bambini vittime di amori finiti male. E proprio la presenza dei bambini in questo disco legittima il titolo scelto: Di fate e streghe appunto. Laddove le fate non sono per forza buone e le streghe per forza cattive. Ma tra i protagonisti del disco, chi siano le fate e chi le streghe non è dato saperlo, dacchè può accadere che gli stessi incarnino la figura ora dell’una ora dell’altra. Come una grossa metafora della vita, in cui spesso le vicissitudini ci portano ad apparire angeli prima e mostri dopo . E questo è il prezzo da pagare quando si raccontano favole reali."
CREDITI
Di fate e streghe vede la partecipazione di Davide Arneodo polistrumentista di Vov e Marlene Kuntz più in particolare sulle canzoni:
-Nessuno
-Jeanne(Hebuterne)
-L’I-Dea.