I critici, quelli bravi, direbbero che "Oracolo" é un po' come il vino: per apprezzarlo a fondo, una volta versato nel calice, bisogna farlo decantare, ché ascoltarlo subito più e più volte di seguito non regala alcuna soddisfazione. Di più: é quasi impossibile coglierne le sfumature se non ci si sofferma con attenzione... e le sfumature, converrete con me, sono spesso più importanti della ciccia!
Perché si tratta di un disco denso, che si svela ai sensi solo se si ha la pazienza e la voglia di concedergli più di una possibilità. Potrebbe apparire retorica come affermazione, ma le continue sollecitazioni che caratterizzano il quotidiano spesso rischiano di compromettere il nostro giudizio sull'onda di affrettate conclusioni. "Oracolo" é denso perché rappresenta Innanzitutto un punto di svolta: non é solo l'album che inaugura l'etichetta voluta da Fabio De Min (Non Voglio Che Clara), il quale si incarica anche della produzione artistica, ma é per la band, guidata dall'inossidabile Paolo Beraldo (già nei Northpole), una vera e propria ripartenza dopo l'esordio di qualche anno fa.
Il risultato sono 11 canzoni che raccontano di questa vita, mantenendo il solito punto d'osservazione privilegiato sul mondo, quello della provincia veneta. La dote del songwriting non é una qualità che in molti possono vantare e oggi, nel piccolo mondo degli indipendenti, a volte si perdono di vista bravi cantautori la cui sfida sta proprio nel ricercare un approccio inedito con la tradizione. "Oracolo" percorre questa strada, ricordando non a caso certe soluzioni del Marco Parente agli inizi della carriera, e Beraldo, in aggiunta, continua ad infondere il suo spleen in maniera sempre più raffinata. Le storie sono quelle di sempre, ma stavolta arrangiamenti ricercati (l'universo musicale di riferimento non é più solo rock, anzi…) e una produzione da manuale lo rendono un disco finalmente all'altezza delle tante opere sul genere pubblicate nell'anno in corso.
Lo spleen, dicevamo, questo ingrediente che sfugge puntualmente alla dimensione materiale ma che serpreggia in ogni canzone di "Oracolo" e le rende, a suo modo, un corpo unico. Che si canti di solitudine ("Notte caleidoscopica") o di una svolta ("Massacrarsi fino a perdere i sensi"), piuttosto che di bellezza ("In questo incanto") o delle svariate forme dell' amore ("Canto per scongiurare", "Tra gli amici", "Un'altra idea"), Beraldo ha l'incredibile capacità di mantenere legato l'insieme, coinvolgendoti nell'ascolto come sa fare ad esempio il Benvegnù migliore (un altro autore a cui quest'opera si avvicina per ispirazione).
Dopo "Lunario" questa è la conferma di una crescita; basta solo che abbiate voglia di dedicare tempo e - perché no - ispirazione.
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