Non é certo necessario proporre forme sonore rivoluzionarie per essere considerati un'ottima band, ma per lasciare un segno occorre almeno ritagliarsi un proprio (piccolo) spazio anche quando ci si muove in generi consolidati, per non dire inflazionati, come il controverso nu-metal.
I Cloven partono da solide basi thrash-metal, smussate e ricamate ad arte per incastrarsi nei canoni di un nuovo metallo modaiolo e easy-listening, che ricalca le orme degli Incubus ultima versione per quel che riguarda la parte funky crossover e Deftones per alcune esplosioni emocore.
I ragazzi milanesi ci sanno fare con gli strumenti e conoscono a menadito il copione, questo li porta a incidere quattro brani intensi e fragorosi, con melodie gustose, riff taglienti, ritmiche incisive e inserti elettronici... insomma, a parte un cantato in inglese non sempre convincente, sembrerebbe essere tutto al posto giusto. Probabilmente é proprio questo il limite dei quattro milanesi, che fanno tutto come deve essere fatto, senza mai rischiare di affrancarsi dai propri modelli, creando un ambiente confortevole in cui tutto fila liscio e scontato, senza sussulti e sorprese di alcun tipo.
Un cd che lascia l'amaro in bocca, perché l'ottimo lavoro svolto in studio avrebbe meritato miglior sorte. Lungi dall'essere disprezzabili, purtroppo gli sforzi dei Cloven producono un CD che non va oltre il "molto carino", lasciando la netta impressione di trovarsi di fronte a un'altra goccia che viene gettata in quell'anonimo oceano nu-metal, dal quale di tanto in tanto ne viene prelevata una per essere portata all'attenzione del grande pubblico...
Auguri.
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La recensione First Case di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-09-12 00:00:00
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