Quando si ha l'occasione di parlare di dischi come questo, c'è sempre il timore di non riuscire a trasmettere per intero il sapore di un buon lavoro. Concepito dall'inizio alla fine come un prodotto unico, unitario, "Il Pifferaio Di Pandora" è dotato di un senso compiuto solo se viene fruito integralmente. Quasi fosse un concept, l'album si configura come un viaggio non necessariamente nelle regioni del non-sense, ma più propriamente in quelle dell'Unsense, parola assolutamente priva di significato, di senso appunto.
Seguendo il coniglio bianco, siamo trascinati nell'universo strampalato di questo quintetto dal gusto onirico, che si presenta con una copertina illustrata direttamente dalle maestranze di Dylan Dog. E il gioco si fa subito duro. "Metà di ciò che dico è insensato, ma lo dico perché l'altra metà possa raggiungervi". La frase è di Kahlil Gibran, filosofo libanese, piazzato nel booklet, perché in grado di spiegare le linee costitutive del progetto. Ampio spazio alla musica, dunque: questo Wonderland può contenere il rock avanguardistico dei Talking Heads ("Contact Me") o l'attitudine new metal dei System of a Down ("London Track"); il blues di periferia dei Doors ("LA Blues"), o i fumi della New York degli Interpol ("The Bitch Song Por Dios").
Non fatevi però ingannare dai sparsi. Il sound de "Il Pifferaio Di Pandora" è del tutto originale, principalmente grazie alla vocalità orientaleggiante di Samuele Zarontello. Sfioriamo qui un tasto importante. Senza pretese, la musica degli Unsense celebra un felice sodalizio con i suoni dell'Est, vuoi per l'uso della scala indiana che fa il vocalist, vuoi per le capacità dei musicisti di creare attorno alla voce il giusto "ambiente". Si capisce quindi l'utilizzo sfrontato del violino in "Ritornerò e Brucerò", bellissimo e straniante espediente che apre le porte di questa bizzarra dimensione; fino ad arrivare all'annullamento dei piani armonici in "Indian Song", un minuto di soli tamburi e voci.
La musica degli Unsense lavora per creare le atmosfere giuste nelle quali fondere le nostre sensazioni e sgretolarle in un'irrealtà di sfumature diverse. D'impatto, mistico, "Il Pifferaio Di Pandora" suona per farci entrare in quel Vaso e farci conoscere il male ed il bene, senza le pretese di un giudice. Una volta intrapreso il viaggio, si può lasciar correre sulla strana pronuncia inglese, sul minore impatto dei pezzi in italiano, sulle meno forti "My New Direction" e "Il Pifferaio Di Pandora". In conclusione, date un ascolto alla traccia nascosta: si tratta di "London Track" in versione elettronica ed è un vero spasso.
A questo punto, non resta che fermarsi per un tè, lasciar fluire gli Unsense e vedere l'effetto che fa: "per la prima volta la Luna e il Sole, in un abbraccio sottile, cominciarono a respirare".
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La recensione Il Pifferaio di Pandora di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-12-09 00:00:00
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