Onesti mestieranti della musica italiana, nel senso buono del termine, i Folkabbestia sono uno di quei gruppi che, nonostante le questioni di gusto, è difficile non rispettare. In primo luogo perché sono in giro da più di quindici anni, e chi porta avanti un progetto per così tanto tempo va rispettato a priori; e in secondo luogo perché, a dispetto delle mode o dell'hype momentaneo, continuano a fare la loro roba con impegno e dedizione. Tuttavia – aspetto a mio avviso non trascurabile – non raggiungono davvero il Volk come, in teoria, vorrebbe il Folk, restano relegati nelle nicchie da Festa dell'Unità e da lì non si muovono, e qui ci andiamo a scontrare direttamente con l'arretratezza della proposta culturale dell'attuale sinistra italiana.
"Non voglio il nucleare, voglio vedere girare le pale": funziona esattamente così! Un tizio sale sul palco e, tautologicamente, ti racconta dall'alto la sua verità, poi ci mette pure dentro una bella battutina e siamo tutti felici e contenti. Il problema è che questo andava bene nei primi anni Novanta, oggi se si vuole fare musica di rilevanza autenticamente politica bisogna stare al passo coi tempi. Ma ve lo vedete voi il Volk che si mette a ballare lo ska? E non basta nemmeno ammiccare a Caparezza ("Super Golpe, Gli Adepti In Tv"), perché il tutto suona obsoleto e prevedibile, nonché, perlomeno a mio avviso, piuttosto irritante.
"Girano le pale" è per questo un disco abbastanza sciatto. Poco mordente nelle musiche e testi spesso avvizzi di retorica populista. Qualcosa di buono ovviamente c'è, ma, purtroppo per loro, la Festa del Primo Maggio viene solo una volta all'anno.
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