Io me li ricordo i Vanilla Sky ai tempi della Wynona Records. E mi ricordo pure di "Break it out", il loro primo singolone estivo dopo il contratto con la Universal, uno di quei pezzi tanto paraculi quanto efficaci, che c'aveva un bel tiro e un refrain che ti stendeva. Era il 2007, e i Vanilla Sky sembravano potessero essere, in termini di mainstream, la risposta italiana più international al punkettino ammoscia ciuffi dei Finley di Cecchetto. Perché vestivano un DNA che faceva tesoro dei pomeriggi passati ad ascoltare le cassettine di The Get Up Kids e Jimmy Eat World, e io, di chi è cresciuto coi Get Up Kids, mi sono sempre fidato ciecamente. Finì che quel loro lavoro, "Changes", li portò a suonare diverse volte all'estero, specialmente in terra nipponica, senza però garantirgli la definitiva esplosione negli iPod dei teenager italiani.
Ora, più di tre anni dopo, lo scenario dei pop-punkers romani sembra essere, se non radicalmente, almeno in parte mutato. Due quarti della band originaria defilatisi per altri lidi, e Brian e Vinx, voci e chitarre, a rimboccarsi le maniche per cercare di portare avanti la baracca. Nuova formazione, nuovo tour, ed ecco ora questo "Fragile", manifesto d'intenti di una ripartenza che è sinonimo di rinascita. E quando parte "Back", con quell'intro vocale alla Beach Boys, subito ti dici che c'ha tutti gli ingredienti giusti al posto giusto: melodia, cori, accelerate e il ritornello killer che ti si ficca in testa. E lo stesso discorso vale per i due pezzi successivi "Hurt-a-do!" e "Future", un trittico iniziale così perfetto nella sua ingenuità e semplicità. Che è quello che t'aspetti in fondo, che il pop punk ce l'hanno insegnato così, palla lunga e pedalare, le menate che stanno a zero e d'intorno amori ed emozioni che sono sempre salti al cuore.
Ma poi inizia "1981" e, d'improvviso, l'intero disco prende una piega calante. Alla sbarra quei soliti testi in italiano che continuano a passare in rassegna "momenti bui e fragili", "attimi e ricordi", che puzzano troppo di già sentito. E sarà colpa mia forse, ma il pop punk declinato sotto queste spoglie non mi riesce proprio di digerirlo. Finisce che i Vanilla Sky ci perdono di credibilità, che tutti gli spunti sonori si riducono a mero accompagnamento, e che a salvarsi rimane poi solo la cover finale di "Just Dance", la pop hit di Lady Gaga, che ripete l'esperimento già in passato andato a buon fine con l'"Umbrella" di Rihanna. In realtà dell'album in questione ne esiste anche una versione internazionale, non licenziata per volontà discografiche sul mercato italiano. Probabilmente, con un altro vestito addosso, l'intero lavoro ci avrebbe guadagnato, e avremmo parlato di "Fragile" come di un disco onesto (niente di più sia chiaro), capace di regalare sprazzi di colore alla calura estiva. Vallo a spiegare alle major.
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La recensione Fragile di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-09-05 00:00:00
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