La tentazione di catalogarli come anglofili è forte. Così come la tentazione di acclamarli come grande rivelazione, sebbene siano attivi da dieci anni. Ciò che è certo è che "Note a Margine" non unisce. E questo è già un male. Ci sarà chi inneggerà all'eleganza stilistica, alla raffinatezza dei testi, al presunto equilibrio scaturito dalla comunione di chitarre cattive e cantato malinconico. Ed è del tutto lecito. Ma qui si parla di opinioni critiche. La mia è che tutto questo non funziona. C'è ancora moltissimo da limare, troppo. Intendiamoci, le capacità tecniche ci sono tutte: bella voce, bei riff, una profondità lirica invidiabile, alcune perle veramente interessanti ("Le città visibili" su tutte). Ma quell'enfasi, quella pomposità alla Negramaro, non fa bene al progetto che rimane ibrido e dissonante.
Partono le prime note e ti aspetti i Pixies; arriva la voce e ti trovi Francesco Renga. Non che un sentiero sia meglio dell'altro, basta fare delle scelte. E non è solo la voce a danneggiare le belle proposte. Il disco è stato concepito come una serie di canzoni d'autore vestite da rock and roll. Ma, ripeto, non stanno né da una parte né dall'altra. Il rammarico è grande soprattutto di fronte alla quantità di materiale lirico che i cinque di Perugia propongono: la sconfitta del socialismo ("Berlino"), Calvino ("Le Città Visibili"), tutto un mondo di passioni individuali che s'intreccia coi nostri tempi feriti. Nonostante il mezzo passo falso, si può ancora sperare in una rinascita: basta mirare meglio al bersaglio.
---
La recensione Note a margine di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-02-15 00:00:00
COMMENTI