Il solito sperimentatore, Above the Tree. Dopo i buoni "Blue Revenge" (2008) e "Minimal Love" (2009), Marco Bernacchia torna con un progetto inedito e (volutamente) fuori da ogni logica di mercato: un live in cantina registrato su cassetta: nove tracce riprese dai due album precedenti, reinterpretate e masticate in presa diretta. Nove tracce riproposte, dunque, e che pertanto poco aggiungono e poco tolgono alla figura del marchigiano. Piuttosto l'intento del progetto sembra quello di ribadire, ancora una volta, la verve creativa e la carica compositiva del giovane musicista.
Suoni bizzarri e mescolanze electro-noise creano un quadro eccentrico e straniante, un flusso musicale etereo e difficile da collocare in canoni convenzionali. Trovare riferimenti sembra quantomai un convenevole, oltre che difficile, inutile: l'ultimo Syd Barrett in "30% of Love", i primi Ulan Bator, le composizioni ardite degli Animal Collective in "In The Middle of None". Eppure, almeno in Italia, la versatilità di Above the Tree è cosa tutta sua. Giri armonici di blues minimale, collage weird-folk e sovrapposizioni di voci e loop. Intimo, viscerale, sempre fortemente umano e pronto all'interazione col pubblico, l'ex Mazca propone da anni i suoi spettacoli alienanti: la sua maschera grottesca di cartone, la scenografia scarna, l'uso di strumenti disparati ed espedienti sonori improbabili.
Quella di Above the Tree è musica da ascoltare, ma soprattutto da vivere. Il solo motivo che spieghi la scelta di questo ultimo lavoro sta, d'altronde, proprio nella consapevolezza che la dimensione live sia effettivamente l'unica in cui il progetto di Marco Bernacchia dimostra pienamente tutta la sua portata magica. Nenie psichedeliche, stornelli, ambientazioni raffinate e botte di rumorismi devastanti: vedere una esibizione di questo ragazzo apre, in un certo senso, porte nuove alla tua concezione sulla musica attuale nel nostro paese.
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La recensione Live a Ca' Blasè di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-12-17 00:00:00
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