Uno stereotipo. Vocazione da rocker vecchia maniera, piglio chitarristico fintamente virtuoso, immaginario testuale pieno zeppo di clichè. Carmine Capasso ha poco più di vent'anni ma in questo suo mini-esordio discografico, gioca al raddoppio anagrafico, suonando brani dalla struttura compositiva per nulla corposa, che difettano di forma e sostanza e godono di un'inventiva melodica pressoché inesistente. Sembrerebbe il cantante di una tribute-band, per attitudine ed equipaggiamento musicale: omaggi ai suoni granitici dell'Italia a cavallo fra gli anni 80 e 90 (Timoria in particolare), senza l'estensione vocale di Renga e il carisma di Pedrini.
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