Elettropop proveniente da Torino: dEMI, ovvero Fabrizio Fassio presenta il suo lavoro "Vuoto a rendere", promo-cd frutto di un'esperienza più che decennale consumata, per la maggior parte, con gli Echi - sulla scena torinese assieme a Mao e La Rivoluzione, Subsonica, Farinei d'la Brigna, Powerillusi). Probabilmente per la forte presenza commerciale è proprio ai Subsonica, in primis, che viene da pensare ascoltando i tre brani che compongono il demo, non un prestito da deficit creativo, a mio avviso, ma un'ovvia conseguenza del comune background sonoro.
L'incipit è "Cono d'ombra": suoni distorti, quasi acquatici, e batteria sintetica conditi da (o a condire) una voce filtrata che a volte sfiora le dissonanze. Stile simile all'ultimo pezzo ("Eterno addio") dove, pur essendo un ambiente del tutto differente, alcuni elementi (azzardo) ricordano un elettronico low-fi anni '80 o quei suoni sintetizzati da sigletta Commodore 64. Nel mezzo "Non mi aspettare", forse il pezzo che sembra essere più accattivante - sarà per la predilezione del sottoscritto per ritmi quasi bradipeschi -, decelerato e ipnotico lavoro di basso e batteria (rigorosamente elettronica).
C'è da riconoscere a Fabrizio il merito di aver curato il lavoro praticamente da solo, (produzione, musica, testi, arrangiamento, suoni, registrazione, grafica) nel ruolo di cantante-chitarrista-bassista-tastierista-programmatore: una testimonianza della/e potenza/potenzialità del desktop-work. Il problema del lavoro è che probabilmente manca d'impatto forte: si lascia ascoltare, sicuramente apprezzabile, magari tecnicamente valido - pur essendo ormai diventato complesso stabilire validità tecnica in questo genere di prodotto artistico. E' inevitabile fare un confronto con altre espressioni dell'elettronica e trovarlo molto meno diretto, da masticare un tantino ma nel senso negativo della cosa.
Tuttavia, una volta entrati nella logica del CD (sarà che ho avuto difficoltà per formamentis personale), si riescono a capire le buone potenzialità di dEMI che lasciano credere possa trovare nuove forme definitivamente personali e originali, probabilmente più poliedriche e meno stancanti.
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La recensione Vuoto a rendere di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-09-21 00:00:00
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