"C'era una volta in Sicilia un giovane di nome Cola che stava tutto il giorno in spiaggia a prendere il sole. La notte, poi, sognava le meraviglie degli abissi marini vagheggiando di splendidi palazzi di cristallo abitati da sinuose sirene. Il lavoro, puah!, non gli voleva calare e quella povera donna di sua madre era talmente disperata che un giorno gli gridò contro: Figlio mio, se non ti ravvedi possa tu trasformarti in pesce!".
Così inizia la storia di Colapesce, antica fiaba siciliana da cui Lorenzo Urciullo (già negli Albanopower) prende nome e ispirazione per il suo nuovo progetto che mescola poeticamente Ipod e gelsomino. I profumi dolci del Mediterraneo si uniscono alla più classica Canzone Italiana e ne esce fuori qualcosa che si apre voluttuosamente tra le mani come fosse un'albicocca matura. E a guardarci dentro, nel nocciolo, c'è tutto quello che si possa chiedere ad un cantautore nel 2010: voce gentile che canta di fiabe e gioventù, sfumature calde e ispirazione candida, solida e domestica come il latte.
Il pop di Colapesce è esattamente quello per il quale non serve spendere troppe parole: essenziale e semplice, seppur capace di ricami finissimi, riprende tanto la tradizione italiana (Battisti, Paoli, e l'adottivo Ferré, al quale rende omaggio con la splendida "Niente più") quanto quella più folk e pastorale d'oltreoceano (Fleet Foxes e Neil Young, per dirne un paio), unendo le romanticherie ad una personalità compositiva affascinante e già sicura di sé, che usa e maneggia l'italiano come un pennello, evitando stranezze e contorsioni e tracciando invece immagini definite eppure decisamente evocative. Di fronte ad un debutto come quello di Colapesce, insomma, c'è poco da fare: innamorarsi, sperare che all'ep segua al più presto un album, innamorarsi, sperare che venga a suonare vicino a casa tua, innamorarsi...
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La recensione S/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2010-06-09 00:00:00
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