E' il 1967.
La guerra in Vietnam.
Il Biafra.
I Pink Floyd.
Come dite voi quando appena svegli, ancor prima di srugginire i denti, pensate che "entre lo intelectual y lo sentimental. La emoción tiende a ser refrenada por el intelecto. Prefieren inteligencia, sentimiento y sensibilidad a intelectualismo, sentimentalismo y sensiblería"?
"Sgt. Pepper's".
Our world, la prima trasmissione in mondovisione.
Uccidono Che Guevara.
Il primo trapianto di un cuore.
Sono pur sempre i TARM: credibili a vita. Sinonimo di coerenza come i Clash a Londra, i Beastie Boys a New York o Mad Professor al paese suo. Certo sentirli in versione dub fa strano. Come dice quel famoso aristocratico designer milanese? "Bisogna somigliarsi un po' per finire a cagare la stessa merda".
U-Roy e King Tubby: il dub.
Il discorso è che quarant'anni dopo, accennare al dub in Italia non è più come parlare davanti alle casse mentre uno fa il soundcheck di batteria. Cioè: ce ne siamo accorti (non ora eh, non con i TARM certo) e cominciamo a mischiarlo alla nostra bella/provinciale/coraggiosa italianità. In generale però fossi Don Letts saprei come farvi capire esattamente quello che c'ho da dire sulla dub version di "Primitivi del Futuro". Senso di appartenenza, sottocultura, movimenti e sub strati: intoccabili ma accessibili of course. Fossi Lee Perry direi: manca la pum pum.
Il risultato è moscio, come moscio è il dub old.
Vecchia scuola.
No dubstep.
Si London pride.
Delay a manetta, qualche strofetta aggiunta, i ritornelli di Toffolo e le chitarre di reggae tarmico.
Molto centro sociale.
Italiano.
Anni novanta.
Non capisco esattamente perché abbiano fatto un disco così, ma il risultato è che i TARM sono subacquei nell'energia e surfisti nel suono. Il contrario di quando fanno il rock'n'roll. Questa è la figata. Fare tutto, perché la voglia è sempre/e sempre sarà troppa. Non per altro. Altrimenti sarebbe come la droga se non la racconti. 38 minuti di dub'n'roll: lifestyle banditesco in versione remix. Impossibili percorsi di crescita, di chi si è giocato l'infanzia. Mostri e normali, come sempre.
"The dub side of the moon".
Easy TARM All Stars.
Minoranze naif.
Mentre muore un paese/un'epoca/un mondo.
Quello che è.
Primitivi.
La guerrilla.
E' il 2011.
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La recensione Primitivi Del Dub di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-01-11 00:00:00
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