Dopo qualche ascolto del secondo capitolo della discografia degli Stoop (da queste parti sotto osservazione ormai da diversi anni), scrivo di getto a Giancarlo Frigieri, uno degli autori più sottovalutati del panorama italiano, per confessargli che secondo il mio parere questa band paga un discreto tributo al progetto (ormai concluso) dei Joe Leaman, di cui Giancarlo era il vocalist.
Nel giro di qualche minuto mi risponde scrivendo: "Ma no. Vicinanza geografica, ci si conosce, stesso produttore, tutto lì. Ci manca solo di diventare seminale e poi vado a casa". A mio avviso è evidente come "Freeze frames" parli quella lingua: l'uno-due iniziale ("Our modern assaults", "Migrations") e la centrale "Fever is a ghost", infatti, hanno diversi punti di contatto (cantato, ritmiche, atmosfere), magari inconsapevolmente, con lo stile del terzetto di Sassuolo. Inoltre, se il quintetto ha deciso di registrare al Bunker di Rubiera e uno di loro, Carloenrico Pinna, era già stato assistente di studio nelle session di "Fried sponge" nel lontano 2001, viene da pensare che non si tratti di dettagli trascurabili.
Poi, non lo neghiamo, qui si parla fortissimamente anche la lingua dei dEUS, senza però ricalcarne l'accento; per cui se da un lato il risultato sono ballate come "Machine", "Remote" o "In the cave", dall'altro si nota la mancanza, lungo tutto il disco, di una cavalcata rock stile "Suds & soda". Non che ciò faccia perdere punti all'opera a livello qualitativo, ma da un disco di matrice rock ci aspettiamo un pizzico di mordente in più, qualcosa che prima o poi esploda scatenando un processo entropico - e qui dentro ciò avviene solo nel finale, praticamente in coda a "We carry the fire", proprio in fondo al disco.
"Fever is a ghost" ha sonorità tipiche dei Placebo di "Without You I'm Nothing" ma senza le accelerazioni di quel disco, mentre "Trainwrecks" rimanda alla west-coast, con echi, a tratti, di Buffalo Springfield. "10000 bugs", invece, ci pare l'unico riempitivo, poco ispirata rispetto al resto. Ciò non toglie che i cinque, nel complesso, abbiano bene in mente il concetto di come si scriva e si arrangi una canzone, tanto che "Freeze frames" possa considerarsi a ragione un piccolo bignamino di rock&roll atto a soddisfare anche i palati più raffinati.
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La recensione Freeze Frames di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-01-27 00:00:00
COMMENTI (3)
le chiacchiere sta a zero , questo disco è un capolavoro
sensazionale
We! Il discone!