Che succede? Come mai Davide Ferrario, chitarrista di Franco Battiato, Gianna Nannini, Piero Pelù, ecc., si trova a doversi autoprodurre un disco? Facile: evidentemente il disco della sua band, gli Fsc, prodotto dalla Sony/Bmg nel 2007, nonostante Sanremo non ha venduto. E siccome le case discografiche d'oggi stanno alla frutta, schèi no ghe n'è altri, le parole "talent scout" sono un incomprensibile rebus composto in una lingua morta in epoche arcaiche e la pazienza di far crescere un artista nel tempo un ricordo è smarrito nell'oblio, ecco sciolto il busillis: Ferrario esordisce in proprio autoproducendosi un disco che meriterebbe senz'altro di più.
Il sound e il clima generali del disco si collocano al centro di un'ideale costellazione che vede come vertici l'amico Lele Battista, non a caso ospite e autore del testo di un brano, i Pink Floyd della decadenza (è una formula critica, non un giudizio: significa quelli da "The Wall" a "The Division Bell") e il mainstream pop più raffinato e meno d'accatto: "Non capiranno", ad esempio, è un pezzo (in cui tra l'altro figura un bell'assolo alla Gilmour dello stesso Ferrario) che potrebbe benissimo figurare nelle playlist delle radio commerciali, anche se non in heavy rotation per il suo carattere meditativo e raccolto. "Cercando un senso", ospite l'autore del testo Lele Battista, è un altro bel momento caratterizzato da un riff di Moog primi anni 70, con un ritornello dal grande airplay. "Via di qui", una dolce e intensa ballata pianistica.
Un disco interessante e con momenti intensi e notevoli, che rischia di passare inosservato proprio per il suo essere a metà tra due mondi. Non facciamoci riconoscere: diamogli una chance. Se la merita.
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La recensione F di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-01-17 00:00:00
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